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Due Crocifissi per una chiesa. Santo Spirito celebra Michelangelo con una mostra unica | FOTO / VIDEO

Vittorio Sgarbi ospite d'onore dell'inaugurazione della mostra

Due crocifissi in dialogo: uno che mostra, uno che cela. Il primo è del grande Michelangelo Buonarroti, che quest'anno compie 20 nella sua casa attuale, la basilica di Santo Spirito, dopo aver trascorso quasi quarant'anni in casa Buonarroti. Il secondo, appena arrivato e diametralmente opposto, è di Lorenzo Puglisi: non è una scultura, ma è un olio su tavola, è quasi completamente nero e le forme sono abbozzi. Dall'abisso emergono solo i simboli del dolore: le mani, i piedi (inchiodati alla Croce) e il capo (che regge la corona di spine).

Un'opera che può dialogare con il capolavoro michelangiolesco "perché non ha la presunzione di copiarlo" così Vittorio Sgarbi definisce l'opera durante la conferenza stampa nella Basilica. "E' un'opera di sottrazione, cosa molto rara e difficile in pittura, in quanto la sottrazione si ritrova nelle sculture. Era ciò che faceva Michelangelo lavorando il marmo e il legno".

Davanti a Michelangelo: due crocifissi in dialogo

La mostra "Lorenzo Puglisi | Davanti a Michelangelo. Crocifissione, umanità, mistero” sarà visibile dal 20 settembre al 1 novembre, è stata organizzata da Francesca Sacchi Tommasi di Etra studio in collaborazione con ArtCom Project.

Alla conferenza hanno partecipato anche il Padre Giuseppe Pagano (Priore di Santo Spirito) e il poeta Davide Rondoni che ha letto una poesia composta per l’occasione. L'evento fa parte delle celebrazioni per i 20 anni del ritorno del Cristo di Michelangelo a casa.

La storia del Cristo

Il Crocifisso ligneo che Michelangelo Buonarroti scolpì  tra il 1493 e il 1494 «a compiacenza del priore», cioè per ringraziarlo dell’ospitalità e dell’opportunità di studiare anatomia, per secoli era rimasto nel «nascondimento», nel senso che se ne erano perdute le tracce. Tuttavia la sua esistenza era testimoniata dagli scritti di Vasari e fu proprio questo che spinse la studiosa Margrit Lisner ad approfondire le sue ricerche che, grazie all’accoglienza dell’agostiniano padre Guido Balestri, permisero il ritrovamento del Cristo nudo e la sua attribuzione a Michelangelo.

Dal 1962, anno della sua riscoperta, fino a oggi, il Crocifisso ha vissuto una lunga storia che lo ha condotto a Casa Buonarroti, dove vi è rimasto fino al dicembre del 2000, quando gli Agostiniani, dopo tanti tentativi, riuscirono a ricondurlo “a casa”.

Nella Basilica di Santo Spirito, tuttavia, a causa di trasformazioni architettoniche non fu possibile rimetterlo nell’originale collocazione - occupata dall’altare del Caccini - così fu scelta la Cappella Barbadori della Sacrestia di Giuliano da Sangallo.

I due Crocifissi

In una delle basiliche simbolo del Diladdarno fiorentino, per circa 40 giorni saranno vicini il Crocifisso di Santo Spirito e la Crocifissione di Lorenzo Puglisi, artista che vive e lavora a Bologna, il quale ha realizzato un dipinto a olio su tavola di pioppo sagomata a forma di croce - riprendendo una tradizione storico-artistica che origina dalla pittura dei primitivi e che nell’arte contemporanea si era completamente perduta -, con fondo nero, su cui compaiono solo i risultati della sua “ricerca di essenzialità”, cioè le rappresentazioni della testa inclinata, delle mani e dei piedi del Cristo morto in croce.

Come scrive Padre Pagano, «Lorenzo Puglisi sarà davanti a Michelangelo per esprimere tutta la forza della Crocifissione, tutta l’Umanità e il Mistero. Rimane così l’interesse di Lorenzo per la natura umana e il mistero dell’esistenza, cercando di raffigurarla con una pittura nel buio, quasi a voler esprimere quella luce che c’è, che spinge, ma che è ancora trattenuta dall’oscurità, così come Michelangelo abbatte la realtà della morte in croce con la bellezza e il sorriso che sono già espressione di una realtà diversa da quella che si vede».

Dal canto suo Puglisi sottolinea che «la Crocifissione è un’immagine simbolica e reale al tempo stesso, sia nella tradizione Cristiana, sia nella riflessione più intima sulla condizione, la possibilità e la ragion d’essere dell’uomo, così come si può comprendere dal sapere trasmessoci nel tempo dagli antichi, in numerose forme. La visione della scultura di Michelangelo tocca il cuore e ha una leggerezza e una delicatezza rare. Per me pittore, da subito, è emersa l’esigenza di cercare una pittura vitale e scultorea, e Michelangelo ne è stato grande maestro".

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