Assunti a tempo indeterminato e mai pagati: “Costretti a comprarsi scarpe infortunistiche e guanti” \ FOTO
Il caso di otto lavoratori della ditta Vasari con cantieri in subappalto a Firenze e provincia: “Dall’azienda nessuna giustificazione”
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Assunti a dicembre a tempo indeterminato, non hanno mai visto un euro di stipendio e sono stati costretti a comprarsi a proprie spese scarpe anti infortunistiche e guanti. Protagonisti, loro malgrado, otto lavoratori in subappalto dipendenti della ditta edile Vasari costruzioni, nata lo scorso luglio e con capitale sociale sottoscritto di un euro, sede in via del Ghirlandaio e amministratore unico Marco Astesana.
Oggi la protesta davanti al cantiere di via Mariti, teatro della tragedia del 16 febbraio. “Abbiamo deciso di essere qua, perché quello che è successo al cantiere Esselunga è emblematico delle condizioni di lavoro nel settore dell’edilizia - spiega Francesca Ciuffi dei Si Cobas - Mai più morti significa mai più subappalti e soprattutto diritti per chi è ancora vivo e lavora in condizioni di totale precarietà”.
In questi mesi hanno realizzato tra gli altri una Rsa a Rifredi e lavorato in vari cantieri privati per lavori legati al Bonus 110. “Abbiamo contattato la Vasari, ma non abbiamo avuto nessuna risposta. Questi lavoratori sono in sciopero dal primo marzo e da allora la ditta si è fatta viva per una contestazione disciplinare, per assenza ingiustificata. Adesso busseremo anche alla porta delle due principali ditte appaltatrici, Raggi Costruzioni e Target, perché secondo la legge sono responsabili in solido delle condizioni di chi lavora in subappalto. Comunque è emblematico che queste persone abbiano lavorato per n’azienda che non ha soldi e che viene aperta senza la possibilità strutturale di pagarli”.
“Ogni giorno un rinvio, poi ho lasciato il lavoro”
Lavoratori che naturalmente hanno difficoltà a pagare l’affitto, fare la spesa e mandare i soldi a casa alle proprie famiglie. “Ho iniziato a lavorare peril 28 dicembre, dovevano pagarmi gennaio a inizio febbraio, poi il 15, quindi domani e ancora dopodomani - racconta Sadfar Alì - Io ho continuato fino al 21 febbraio, tutti i giorni sabato incluso, poi ho lasciato il lavoro. L’ho chiamato tante volte, ma lui (l’amministratore, ndr) non ha mai risposto”.