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La vertenza / Campi Bisenzio

Ex Gkn: da Qf “no” su tutta la linea, a cominciare dal pagamento degli stipendi

Fumata nera al tavolo in Regione. Il Collettivo di fabbrica rilancia sull’intervento pubblico

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A differenza della scorsa settimana ieri Qf si è presentata al tavolo in Regione  per la riunione del Comitato di proposta e verifica previsto dall’accordo del gennaio 2022 sull’ex Gkn. Il risultato però è lo stesso perché l’azienda, come ha spiegato Palazzo Strozzi Sacrati si è rifiutata di anticipare i contenuti del piano sociale e ha respinto la proposta di discussione sui punti indicati da Valerio Fabiani consigliere per lavoro e crisi aziendali del presidente della Regione. Al tempo stesso, Qf ha confermato il mancato pagamento degli stipendi con i lavoratori rimasti privi di ammortizzatori sociali.

La Regione, sul modello seguito in Toscana per gestire altre crisi aziendali e in coerenza con quanto disposto dalla procedura disposta dal Tribunale di Firenze e contenuta nel decreto Orlando, aveva proposto strumenti alternativi ai licenziamenti, misure per favorire la reindustrializzazione (come una scontistica sul valore dell'immobile per ogni lavoratore assunto del personale Qf a beneficio degli investitori), ricorso dal primo marzo all’ammortizzatore sociale previsto dal decreto Orlando, per il quale è necessario un accordo sindacale, impegno dell’azienda a cofinanziare strumenti formativi per l'aggiornamento professionale e la riqualificazione del personale, superamento del presidio dei lavoratori a fronte del raggiungimento di un accordo complessivo, anche consentendo operazioni di smantellamento dello stabilimento finalizzate alla reindustrializzazione. Al tavolo, a cui erano presenti anche i Comuni di Campi e Firenze, Metrocittà, Fiom, Uilm, Usb e Rsu aziendale, l’azienda ha risposto picche.

Il Collettivo di fabbrica:  “Intervenga la Regione, perché il Governo non farà niente”

Intanto dopo quanto accaduto in piazza Duomo, dal Collettivo di fabbrica, attraverso i canali social, arriva la rinnovata richiesta di un intervento pubblico. “La Regione Toscana non può continuare a subire un simile gioco al massacro, prenda una decisione politica alta e smetta di gestire il gestibile: intervenga con gli strumenti a propria disposizione per la creazione di un polo delle energie rinnovabili e della mobilità leggera, sulle ceneri dell'ex industria dell’automotive”, l’appello ieri su Facebook, rinnovato ancora oggi:  “Senza intervento pubblico non se ne esce. Non si rompe l’assedio. Dovrebbe intervenire il Governo. Non lo farà: troppo succube delle proprie logiche elettorali e delle proprie relazioni di potere. Chiediamo perciò intervento pubblico della Regione e del resto delle istituzioni locali. E proveremo a preparare una proposta di legge conseguente”.

Nello stesso post denunciano come sia tornata la “tattica della fame” e l’operazione speculativa sul sito di viale Fratelli Cervi: “L’azienda non paga gli stipendi e non chiede l’ammortizzatore sociale. Prende tempo, sapendo che questo tempo serve a logorarci.  Così non solo vuole costringere al licenziamento, ma si prepara anche il terreno per la svendita finale della lotta. Vogliono operai disperati e messi nell’angolo, pronti a dire sì a qualsiasi cosa. Loro la chiamano ‘restituzione dello stabilimento’. La verità è un’altra. Lo stabilimento è loro. Non si sa quanto l’hanno pagato e che accordi hanno fatto con Melrose, ma lo stabilimento è loro. Solo  che non hanno mai avuto né un vero piano industriale né vogliono esercitare una funzione imprenditoriale. Ciò che chiedono è il vuoto: licenziare tutti, smantellare, nel silenzio di un territorio, senza chiarezza e senza prospettiva di lavoro. Ciò che chiedono è la resa di un territorio. È lo stesso piano di Melrose, con altri mezzi”.

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