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Sabato, 27 Aprile 2024
Primavera anticipata

L’inverno non c’è più, le mimose fioriscono con mesi di anticipo: produzione in calo e prezzi in aumento

Genovali (Affi): “La mancanza di freddo ha mandato in tilt le piante. Grossi problemi per le aziende, perché i costi continuano a crescere”

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“Le piogge quando arrivano nel modo giusto fanno sempre bene, perché vanno a rimpinguare le falde superficiali e i bacini di raccolta. Il problema però è la mancanza del freddo invernale che ha mandato in tilt le piante”.  Già un mese fa Coldiretti aveva lanciato l’allarme sul caldo anomalo che aveva fatto fiorire, tra le altre, le mimose con ampio anticipo rispetto al solito. E Cristiano Genovali, presidente di Affi (Associazione floricoltori e fioristi Italiani che fa riferimento alla stessa Coldiretti) non può far altro che confermare un quadro piuttosto complicato. 

“Costi elevati per le aziende danni per i consumatori”

“C’è stata una fioritura estremamente anticipata rispetto agli ultimi tre anni dove già comunque era arrivata prima del solito. Senza freddo le piante sono fiorite anche due mesi e mezzo in anticipo. E così la produzione sta avendo dei prezzi all’ingrosso elevati perché molta si è sciupata e di conseguenza è un danno anche per il consumatore finale”.  Già lo scorso anno le associazioni di categoria avevano denunciato un calo derivante dalla siccità con un inevitabili rincari per i classici “mazzi” dell’8 marzo di oltre il 20% rispetto al 2022 e un incremento delle importazioni. Un film che pare destinato a ripetersi.

Adesso il pericolo sono le gelate tardive

Le temperature record dei mesi scorsi, ovviamente, non hanno danneggiato soltanto le mimose. “Tutte le produzioni invernali hanno avuto un analogo destino - continua Genovali - Penso per esempio ai ranuncoli, altro prodotto principe della zona tosco-ligure; sono piante che hanno bisogno del freddo per preparare la fioritura. E chi ci ha puntato per l’inverno e la prima primavera si trova a fare i conti con una bassa resa a cui si aggiungono i costi che sono notevolmente aumentati. Sono problematiche non banali per le aziende agricole. E così per la frutta: non potendo preparare le gemme durante i mesi freddi, si aprono in anticipo, poi arriva la gelata tardiva che può fare danni enormi, fino a compromettere l’intera produzione. Del resto c’è ancora tutto marzo e almeno metà aprile…”.

Cambiamenti climatici e fondi del Pnrr

“Purtroppo a queste situazioni dobbiamo abituarci - aggiunge il presidente di Affi in riferimento ai cambiamenti climatici - Guardiamo cosa è accaduto nei giorni scorsi a Vicenza dove sono andati fuori torrenti e canali. La speranza è che si cominci a spendere i fondi del Pnrr anche per cose serie e non i campi da padel, come le opere per la regimentazione delle acque, anziché star dietro all’ultima follia dell’Europa che impone sostanzialmente di buttare giù gli argini per rendere paludi le campagne (il riferimento è alla legge Ripristino natura, fortemente contestata dagli agricoltori perché tra le altre cose ridurrebbe le superfici coltivabili, ndr). Servono politiche che tutelino il territorio, non per farlo tornare a com’era cento o duecento anni fa. Il nostro è un territorio fortemente antropizzato, non abbiamo l’estensione del Canada e del Nord America”.

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