rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Economia

Produzione e commercio: l'agricoltura toscana rialza la testa

Segnali incoraggianti anche grazie all'inflazione: le famiglie toscane riducono i consumi per l'aumento dei prezzi

La produzione non è ancora ai livelli pre-Covid ma il suo valore, considerandolo in base al prezzo corrente, è aumentato del 16,2 per cento rispetto al 2021. Meglio anche del 15,4 per cento della media nazionale. Complice anche l'inflazione, il 2022 dell'agricoltura toscana ha dato segni di ripresa. È quanto si evince dal rapporto Irpet sull'annata agraria del 2022 in Toscana in cui si apprende che il valore prodotto in prezzi correnti è stato pari 3,9 miliardi di euro con una produzione reale aumentata del 2,7 per cento rispetto al 2021, in controtendenza rispetto alla contrazione a livello nazionale dell’1,5 per cento. In generale, a esser penalizzate maggiormente le aziende che producono ortaggi a causa dell'aumento dei costi mentre la produzione di frutta ha fatto registrare un dato altamente positivo. A far dannare gli agricoltori toscani gli aumenti di concimi, carburanti, mangimi e altre spese per il bestiame. Le famiglie invece avrebbero sensibilmente ridotto i loro consumi, complice un aumento importante di beni primari come latte, olio, farine, carne, pasta, pesce e riso. Saldo positivo per il numero complessivo dei nuovi contratti di lavoro nel settore.

Non ancora ai livelli pre-Covid

Rispetto al 2019 i dati parlano di un 7,6 per cento in meno in termine di volumi, rimasti sostanzialmente stabili. La bilancia in positivo è fatta registrare da un incremento nominale dei costi dovuto interamente all'inflazione in quanto i consumi non sarebbero variati. L'inflazione ha contenuto le perdite nella pesca e nella silvicoltura, ovvero la produzione di legname, erbe, frutti ed elementi connessi al bosco. Per la pesca il valore aggiunto - la differenza fra il valore della produzione di beni e servizi e i costi sostenuti da parte delle singole unità produttive – ha fatto registrare un più 2,4 per cento nonostante una contrazione dei volumi di produzione del 5,3. Per la silvicoltura invece ha visto una riduzione dei volumi del 12,2 per cento e un aumento del valore aggiunto dell'1,8 per cento. I vegetali hanno aumentato la produzione in volumi del 4,1 per cento e il loro valore in termini nominali del 16,8 per cento, la produzione di carne è aumentata in valore del 21,2, il latte del 15,9 per cento, le uova del 26,5 e del miele del 16. 

Bene vino, olio e frutta, meno gli ortaggi

Grande ripresa da parte del comparto frutta che ha visto aumentare la propria produzione del 65,1 per cento rispetto al 2021 con un aumento in termini di valore del 49,4. La crescita di produzione nazionale è stata di circa un terzo, 23,2 per cento. In controtendenza con la media nazionale, la coltivazione e produzione di vino e olio presentano segni positivi, in termini sia reali, con rispettivamente un più 8,7 e 27,9 per cento, sia nominali con un più 15 e 30,3 per cento. Bene anche il comparto vivaistico che ha visto una crescita del valore della produzione pari all'11,6 per cento nonostante una produzione in linea con quella dell'anno precedente. La produzione di cereali è rimasta invariata rispetto al 2021 con tutte le specie che si sono ridotte ad eccezione dell'orzo. Meno favorevole la situazione per le aziende specializzate in ortaggi, la cui produzione è rimasta sui livelli del 2021 ma con la crescente difficoltà di compensare gli aumenti dei costi, in particolare di sementi e fertilizzanti, con ulteriori aumenti di prezzo. Una situazione non dissimile da quella dei produttori di carne, che anche quest'anno ha avuto difficoltà per l’aumento dei costi dei mangimi 

Lavoro, aumenta per la coltivazione di frutti oleosi ma diminuisce nella floricoltura

Leggermente aumentati, del 2,5 per cento, il numero complessivo dei contratti di lavoro. Un terzo sono stati fatti per la vitivinicoltura con un aumento del 7,2 per cento rispetto al 2021. Le aziende specializzate nelle coltivazioni legnose – tra cui riproduzione delle piante e frutti oleosi – hanno aumentato la loro domanda di lavoro dell'8,6 per cento, che corrisponde a circa il 40% del totale di avviamenti. Le aziende specializzate nella coltivazione di cereali, legumi e semi oleosi hanno fatto il 10,4 per cento dei rapporti di lavoro, con un incremento rispetto al 2021 del 3,5, a fronte di una contrazione del 14 per cento nel comparto ortaggi e del 12,5 per cento in quello floricolo. 

Un quinto delle famiglie toscane ha ridotto i propri consumi

Sempre stando al rapporto le famiglie toscane hanno badato al sodo, orientando i propri acquisti verso beni essenziali e riducendo se non eliminando quelli non essenziali. Sui beni alimentari, un quinto delle famiglie ha dichiarato di aver ridotto i propri consumi mentre sugli acquisti ha prevalso la ricerca dei prezzi più convenienti con l'aumento del 10 per cento delle vendite al dettaglio ai discount contro il 5,3 per cento della grande distribuzione. I prezzi dei prodotti sono aumentati un po' tutti, in media dell'8,9 per cento, lo 0,3 in meno rispetto alla media nazionale. Ad avere i maggiori rincari, vicini al 20 per cento, farine, riso e pasta mentre i prodotti vegetali sono aumentati dell'11,8 per cento con latte, formaggi e uova aumentati del 9,5 per cento, carne e pesce del 7 e l'olio dell'8,2.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Produzione e commercio: l'agricoltura toscana rialza la testa

FirenzeToday è in caricamento