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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Savonarola

Sciopero musei a Firenze

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di FirenzeToday

Per il prossimo 24 giugno è previsto a Firenze lo sciopero dei dipendenti tra i più importanti musei della città, Uffizi inclusi. I loro sindacati lamentano i bassi salari, le preoccupazioni per alcune innovazioni e, soprattutto, il fatto che i grandi ricavi di questi musei non hanno ricaduta sul personale (1). Senza entrare nel merito - per quanto ci riguarda condivisibile per i bassi salari che sono sempre all’origine della crescita dell’inflazione che poi riguarda tutti - ci rimane sempre un dubbio: ogni volta i consumatori sono vittime dell’affermazione dei diritti di alcune categorie, comunque minoranze. Il prossimo 24 giugno, festa del patrono fiorentino, i gioielli della nostra città saranno meta preferita delle migliaia di cittadini e turisti che avranno fatto anche migliaia e migliaia di chilometri per goderseli. Troveranno le porte chiuse. Siamo sicuri che la rivendicazione delle istanze di questi lavoratori siano ben rappresentate creando disagi ai più e, di conseguenza, all’economia di tutta la città? Quale sentimento avranno queste migliaia di persone, private dei musei, nei confronti di questi lavoratori? Comprensione? Crediamo più rabbia che altro. E allora, perché non fare le proprie rivendicazioni informando e coinvolgendo questi visitatori piuttosto che “prenderli a schiaffi in faccia”? I sindacati, in genere, credono che lo sciopero, anche di minoranze che creano disagi a maggioranze, sia efficace, ché la loro controparte/proprietà si dovrebbe allarmare per le ricadute economiche ed essere più disponibile a considerare le richieste… roba da secoli Ottocento e Novecento. Nel nostro secolo, quello dell’informazione a 360 gradi e del primato dell’immagine, crediamo possa far più male che migliaia di visitatori siano resi consapevoli delle presunte mancanze dei gestori dei musei, magari anche contribuendo con solidarietà e donazioni alla causa… per esempio, se il biglietto per gli Uffizi costa 26 euro, perché non manifestare le proprie istanze “sottraendo” all’incasso 1 euro da donare alla mobilitazione dei dipendenti? Si tratta solo, per chi oggi concepisce lo sciopero solo come astensione dal lavoro, di valutare, come nel caso dell’euro del biglietto, una forma di “boicottaggio economico” che crea problemi alla propria controparte, ma non ai visitatori che, tra l'altro, diventerebbero messaggeri nel mondo della presunta poco gradevole situazione lavorativa dei servizi museali. I diritti e le istanze dei lavoratori potrebbero così entrare nel nostro secolo.

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