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Venerdì, 26 Aprile 2024

Il fresco e gli uomini del Mugello

A cura del dott. Loris Pinzani

Vengo in Mugello da poco dopo esser nato. Dovessi scegliere una parte che non conosce confini di provincie, di comuni e tantomeno di nazioni, credo che sceglierei quella della Futa. Un detto ellenico antico, forse di 2500 anni, suggeriva che il posto dove dovevamo vivere è quello dove avremmo preferito stare da morti. Per un certo verso, di certo, aveva ragione. Dunque, frequento il Passo della Futa e la striscia di strada che va  dalla Futa  al Passo della Raticosa da 40'anni. Anche da qui (con questo fresco) ogni tanto accedo al mio mestiere ed osservo gli uomini nel loro comportamento e nello stato d'animo. In tanti anni credo di non aver mai scritto della Futa e di Pietramala. Tanto per dire, al Passo della Futa ho il mio ristorante e lì ho il mio tavolo. Il "mio tavolo"! A Pietramala, appena prima del Passo della Raticosa, non ho proprio il tavolo, ma comunque vengo accolto con un sorriso, poi scelgo il posto dove sedermi. I luoghi sono freschissimi e le persone si danno il tempo per pensare. In ambedue i casi, Poletti e Lolli, si tratta di famiglie che sono qui da generazioni, dove i nonni hanno passato (o stanno passando) il mestiere ai nipoti.

Lungo la statale, i locali si distinguono con il cognome del proprietario; nomi che passano di bocca in bocca per ricordare il pane da comprare, la cena da fissare con gli amici. 
Sono vecchie gestioni che derivano dai genitori o dai nonni e quegli che si hanno davanti al banco sono i figli, se non i nipoti.  Adesso  più di sempre, in questo (caldo) clima di emergenza sanitaria e di vita, si vede che la dimensione più logica è proprio questa. Al di là della nostalgia o della retorica, proprio qui si vive riconoscendo gli altri e sé stessi. Qui si vede che esistere può essere  semplice e la frenesia delle città è probabilmente una costrizione dei giorni che viviamo. In questo vivere ci si riconosce, guardandosi negli occhi molto sopra al rigo delle mascherine che inevitabilmente adesso coprono il viso, si scorge la genetica di luoghi dove il tempo è sempre stato un po' più cauto, o forse più lento. Come avrebbero scritto negli anni ottanta, la dimensione dell'uomo si va perdendo e proprio perché non la si distingue più con facilità, quando la si incontra se ne ritrova  il senso. Viva Futa e Pietramala. Viva chi ha scelto di viverci. Lì il tempo è appena più lento, mentre annoiano (appena) i pochi che aspettano i rintocchi delle campane di bronzo verdastro che predicano le ore.

Il fresco e gli uomini del Mugello

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