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Martedì, 30 Aprile 2024
Il caso / Careggi / Largo Giovanni Alessandro Brambilla, 3

Disforia di genere: “Quelle di Careggi sono terapie salvavita, altrimenti c'è chi si suicida”

Associazioni e familiari si schierano in difesa del centro fiorentino. In Italia le persone transgender si stima siano 400mila, di cui circa 2mila nel Fiorentino

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La querelle tra governo e Regione sul centro di Careggi specializzato nella disforia di genere, sta ormai tenendo banco da mesi. Esposti e interrogazioni parlamentari si sono susseguiti buttando la tematica disforia di genere nell'ambito politico. Ma quanto sono importanti queste terapie per chi vi accede? Ne abbiamo parlato con associazioni e genitori di persone transgender che hanno fatto il percorso a Careggi. 

Definizione di disforia di genere da parte dell'Istituto Superiore Sanità

L'importanza delle terapie

Nell'occhio del ciclone, sono finite le terapie bloccanti della pubertà fatte con farmaci come la Triptorelina. “Careggi ha avuto un bacino di utenza di otto-novecento persone nel 2023 – sottolinea Roberta Parigiani, avvocata e portavoce del Movimento Identità Trans – di cui 150 minori. Di questi minori, alle terapie di sospensione hanno avuto accesso in 26. Quindi stiamo facendo un caos mediatico per numeri molto modesti. Poi parliamo di un farmaco che dal 2018 viene usato anche per questo scopo su adolescenti di 15 anni di media ma dagli anni '80 viene utilizzato per i casi di pubertà precoce. E in quel caso viene dato a bambini di 6-7 anni. Quindi in quel caso va bene? Mi sembra una crociata ideologica e politica”. 

Le terapie sarebbero importanti per tanti ragazzi e ragazze in un momento di ulteriore fragilità. “Chi è alla ricerca della propria identità e non riesce ad accedere a queste terapie – spiega Parigiani – è a rischio suicidio. Le ricerche dicono che si avvicinano al 50 per cento mentre l'accesso a queste terapie li riduce quasi dell'80 per cento. È chiaro che sono vere e proprie salvavita. E ricordiamoci che la Toscana è una regione abbastanza avanti su questi temi: da noi la somministrazione degli ormoni è gratuita mentre in altre regioni si paga”. 

Cosa è la triptorelina

Problemi e numeri

Le persone che si rivolgono a Careggi, arrivano da tutta Italia. Come hanno specificato a più riprese i ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità, se consideriamo i dati della letteratura scientifica internazionale, la popolazione transgender dovrebbe essere compresa “tra le 0,5 e l'1,2 per cento del totale” che porterebbe il dato a una media di 400mila italiani di cui circa 25mila toscani e a sua volta poco più di 2mila fiorentini. 

Di problematiche quotidiane a cui si pensa poco, ce ne sarebbero tante. “Come le carriere Alias (che permettono di utilizzare nei registri il nome scelto dalla persona invece che quello anagrafico, ndr) – puntualizza Fiora Branconi, vicepresidente della sezione fiorentina di Agedo, associazione che riunisce genitori, parenti e amici di persone lgbtq+ - attive in almeno un paio di istituti fiorentini e circa 350 istituti superiori in Italia. Oppure la mancanza di bagni gender free in palestre e strutture per cui basterebbe non mettere il cartellino o il problema del cambio dei documenti. Di problematiche ce ne sono parecchie ma Careggi non è una di queste, anzi”.  

I dati della letteratura scientifica internazionale suggeriscono che la percentuale di popolazione transgender dovrebbe essere compresa tra lo 0.5 e l’1.2 per cento del totale.

"Ho visto mio figlio piangere di gioia"

“Quando ho visto mio figlio uscire da Careggi, la prima volta, piangere di gioia e abbracciarmi dopo due anni che non si faceva toccare, se avessi potuto portarlo prima...”. Federica, fiorentina, è madre di un ragazzo che ha fatto la transizione.

“Mio figlio ha cominciato il percorso che aveva 21 anni – ricorda - veniva già da delle esperienze di psicologi sbagliati, non erano mirati per questo tipo di problematiche. Poi ho convinto mio figlio a prendere questo appuntamento con Careggi: stava veramente sprofondando in un bruttissimo periodo”.

Poi viene preso in carico. “L'equipe multidisciplinare che lo ha seguito - afferma Federica - ha creato un percorso ad unicum, come viene fatto per ogni persona. Lo so anche perché il mio compagno è padre di una ragazza che è in transizione. È tutto studiato sulla necessità della persona. Mio figlio ha già fissato la prima operazione con l'asporto del seno, quindi è molto avanti. Questo non vuol dire che con Careggi abbia finito, anzi. Sarà seguito per tutto il percorso della sua vita con visite a cadenza sempre più lunga. Hanno creato l'idea che sia come andare in farmacia e farsi dare due pasticche per il mal di testa e qui te le fai dare per fare la transizione. E che ci sia trascuratezza. Visto da dentro, onestamente ho qualche dubbio che sia come denunciano dal governo”.

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