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Cronaca

Coronavirus, anche per i benzinai è crisi nera: "Tanti chiuderanno"

Anche se in Italia il prezzo della benzina non è calato così tanto rispetto al tonfo del petrolio, ma questo dipende dalle accise

Sui mercati mondiali, in seguito al coronavirus e al lockdown in gran parte del globo, il prezzo del petrolio è crollato fino a minimi storici. Un tonfo senza precedenti, come riportato dall'intera stampa mondiale, è avvenuto lunedì scorso.

Nelle ultime settimane la diminuzione è ricaduta sul costo della benzina anche in Italia, ma con cali non paragonabili. Il prezzo finale del resto nel nostro Paese è composto per il 69% da accise (47%) e Iva (22%).

Ieri, mercoledì 22 aprile, in città abbiamo riscontrato, a titolo di esempio molto limitato, come prezzo della benzina verde 'servita' 1,53 euro al litro al distributore Eni di via del Romito e 1,54 a quello di piazzale Donatello, con il self service che abbassava il prezzo di 17 centesimi al litro in via del Romito (1,36).

Al self service IP di  inizio via Bolognese 1,49 al litro per la verde, mentre alla Esso di piazzale Donatello 1,33, in linea quest'ultimo con il prezzo Eni.

Al distributore di via del Romito, dice il gestore Luca Barocchi, da gennaio ad ora la verde servita è calata di circa 24 centesimi al litro. “A inizio anno la benzina verde al servito era 1,77 euro al litro”, dice l'uomo guardando gli appunti presi nei mesi passati. Ora è a 1,53.

Anche per i benzinai, come per molte altre attività, la situazione è critica. “Noi prendiamo solo 4 centesimi lordi al litro dalla benzina, da quella 'servita'”, prosegue il gestore. Dal self service meno.

Ma le spese di gestione sono rimaste alte. Così, come confermano anche Confesercenti e Confcommercio, il settore è allo stremo.

“A marzo io non ho preso lo stipendio e sono andato sotto di oltre 5mila euro. Il prezzo lo stabilisce la compagnia petrolifera e abbiamo venduto benzina 'sotto costo', quella comprata al prezzo pre-coronavirus e che era rimasta invenduta. Credo che nei prossimi mesi - conclude Barocchi -, chiuderanno tanti benzinai. Siamo tutti messi male”.

Un timore confermato dal presidente regionale di Fai Confesercenti Marco Princi. "Sì, il rischio che in tutta Italia tanti chiudano esiste. I costi fissi sono notevoli e ora vendiamo un decimo rispetto al periodo per coronavirus. Un distributore di media grandezza solo di bolletta elettrica per stare aperto può pagare 1.000 euro al mese, più tutte le altre spese. Un primo passo - chiede Princi -, sarebbe quello di consentirci di operare con orario ridotto".

Un rischio opposto intanto l'ha paventato il sindaco Nardella. "Nella ripartenza post crisi evitiamo la corsa all'auto e ai mezzi privati, andiamo in bici o a piedi, non vanifichiamo anni di sforzi ambientali", le parole del primo cittadino. Ambiente, lavoro e petrolio. Interessi conciliabili?

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