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Cronaca

Cadaveri nelle valigie: Elona "sconvolta" per l'arresto. Caccia ai complici

Coppia uccisa e fatta a pezzi, il legale della fermata: "Immagino che l'ipotesi sia in concorso con altri soggetti"

"La mia assistita ha manifestato la sua disponibilità a farsi sentire dagli inquirenti per dare un contributo" alle indagini sulla morte dei coniugi Pasho, "però non è mai stata convocata", mentre "durante le indagini a suo tempo fatte sulla scomparsa dei due coniugi" nel 2015 "mi risulta che sia stata sentita come persona informata sui fatti, per questo il fermo desta sorpresa e anche la mia assistita è rimasta sconvolta". E' quanto ha dichiarato l'avvocato Federico Febbo, difensore di Elona Kalesha, la donna di 36 anni sottoposta a un fermo del pm come indiziata del duplice omicidio, dell'occultamento e del vilipendio dei cadaveri dei coniugi Shpetim e Teuta Pasho, genitori del suo ex compagno Taulant, scomparsi nel 2015 a Firenze e i cui resti fatti a pezzi sono stati ritrovati in quattro valigie, nei giorni scorsi, in un terreno tra il carcere di Sollicciano e la FiPiLi.

Cadaveri nelle valigie: fermata l'ex compagna del figlio

"Su mia indicazione, come è prassi in questi momenti, la signora Elona Kalesha non ha ritenuto di fare dichiarazioni al magistrato nella caserma dei carabinieri dove è stata portata dopo il fermo - ha spiegato l'avvocato Febbo - perché riteniamo opportuno che sia più corretto leggere prima il decreto che dispone la misura".

"Per il momento - prosegue il legale - si attribuisce il fatto alla signora, ma immagino che l'ipotesi sia di concorso con altri soggetti". Kalesha tuttavia davanti al pm e ai carabinieri si è avvalsa della facoltà di non rispondere. "La mia cliente non ha reso ancora alcun interrogatorio, quindi non ci sono nè conferme, nè smentite".

Caccia ai complici

Secondo gli inquirenti Elona Kalesha, 36 anni, albanese di Durazzo, non avrebbe agito da sola. Per questo i carabinieri hanno avviato la 'caccia' ai complici della presunta assassina, all'epoca dei fatti fidanzata con Taualnt Pasho, figlio della coppia, attualmente in carcere in Svizzera.

I due hanno vissuto nella casa in via del Pantano, zona Sollicciano, a pochi metri da dove, dal 10 dicembre scorso, sono cominciati a spuntare i resti dei cadaveri dei due coniugi, fatti a pezzi, incellophanati, e rinchiusi nelle stesse valigie con cui erano arrivati in Italia. Ma l'omicidio è avvenuto in una casa: i carabinieri stanno cercando di capire quale e per questo stamani, mercoledì 23 dicembre, sono tornanti col Ris in una casa di via Felice Fontana, a San Jacopino, alla ricerca di ulteriori elementi utili all'indagine del pm Ornella Galeotti.

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