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La vertenza / Campi Bisenzio

L’ora X della Gkn: Capodanno al presidio contro i 185 licenziamenti

Diventeranno esecutivi dal primo gennaio, ma c’è attesa per la sentenza del giudice del lavoro. Salvetti: “Governo complice della chiusura” 

L’ora X per i lavoratori dell’ex Gkn scatterà alla mezzanotte tra domenica e lunedì. Il primo gennaio infatti i 185 licenziamenti annunciati da Qf diventeranno esecutivi. A meno che non arrivi prima a dar ragione alla Fiom, che ha presentato ricorso per comportamento antisindacale, la sentenza del giudice del lavoro, come già accaduto nel 2021. “Al momento non abbiamo alcuna novità - dice Dario Salvetti del Collettivo di fabbrica - Supponiamo che possa arrivare nei prossimi giorni ma è, appunto, una supposizione perché il giudice non si deve attenere ad una precisa tempistica. Ed è accaduto spesso che le sentenze per condotte antisindacali siano arrivate dopo i licenziamenti; fa parte delle cose bizzarre del nostro diritto”.

Capodanno di mobilitazione

Per l’ultimo dell’anno il Collettivo di fabbrica ha chiamato a raccolta il territorio per una “gioiosa barricata”. Si parte alle 18 con interventi, quindi dalle 21 concerto (The Magnetics e I Meganoidi tra gli altri) e a seguire dj set.  “Il 31 dicembre sarà una serata difficile da prevedere, la più strana di tutta questa nostra vicenda. Una serata di lotta, veglia, comizio e concerto. Non sappiamo quanta gente ci sarà, si sommano tante variabili, tra cui il meteo che ovviamente non dipende da noi. Non abbiamo voglia di divertirci perché dal primo gennaio scattano i licenziamenti, ma sarà comunque una festa. E siamo sereni, perché non possiamo fare altro”. 

“Governo complice della chiusura”

Da mesi il Collettivo di fabbrica denuncia il rischio-speculazione sullo stabilimento di Campi, sospetti rafforzati dopo le variazioni societarie attorno a Qf di inizio ottobre, accompagnate dal silenzio governativo di fronte alla richiesta di un intervento pubblico: “Abbiamo sempre detto che la politica è impotente o è complice, una formula dubitativa in modo che ciascuno potesse farsi la propria idea. Questo governo però ha gettato la maschera, è complice nella chiusura di Gkn, non lo diciamo noi, ma la sua azione. Ha dato una cassa integrazione per due anni ‘a babbo morto’ a Qf senza chiedere conto di niente né legandola a una qualsiasi forma di reindustrializzazione, aiutando di fatto l’attuale proprietà a passare la nottata, a cuocerci a fuoco lento in attesa di riaprire i licenziamenti”.

“La proprietà ha fatto terra bruciata attorno allo stabilimento”

“Inoltre - aggiunge Salvetti - ha deciso di inventarsi delle regole e cioè che in caso di liquidazione volontaria non si deve convocare il tavolo di crisi, contraddicendo anche la nostra storia, visto che è una cosa avvenuta regolarmente in passato. Forse perché se l’avesse convocato avrebbe dovuto esprimersi quantomeno sui licenziamenti. Poi ci sono dei legami relazionali, non illegali ma certamente inopportuni, tra l’attuale esecutivo e la proprietà. Più in generale, la narrazione della fabbrica occupata dagli eversivi è qualcosa che piace tanto a questo governo. In realtà con il gioco di scatole societarie, il livello di non chiarezza rispetto al passaggio da Melrose a Borgomeo, è la proprietà ad aver fatto terra bruciata attorno allo stabilimento ed è difficile che qualche privato si avvicini. Chi lo ha fatto è stato grazie alla azione dei lavoratori che hanno indicato una via di reindustrializzazione o attraverso lo scouting pubblico E chi si è presentato ha sempre fatto la fatidica domanda: cosa ha intenzione di fare la proprietà con lo stabilimento? Forse nel mondo dell’imprenditoria qualche voce gira...”.

L’ultimo incontro a Roma è stato un tavolo tecnico a fine ottobre dove al ministero per il Made in Italy la cooperativa dei lavoratori ha illustrato il progetto per la reindustrializzazione dal basso, che però ha bisogno dell’intervento pubblico per poter decollare. Da lì più niente e sul tavolo politico nessuna apertura.

Gli scenari dal primo gennaio

L’esito della sentenza, se ci sarà entro quella data, è dirimente ma non è l’unica variabile per il proseguimento del presidio di viale Fratelli Cervi: “Decideremo in base a quella e a tante altre cose, come la nostra stanchezza. Tra un territorio, per di più ferito dall’alluvione e la delocalizzazione ci sono soltanto i corpi degli operai.  Va bene la nostra resistenza, eroica e per certi versi epica, ma è giusto richiamare l’intera società alle proprie responsabilità. Sentiamo la vicinanza del territorio, che però si sta ammalando della stessa stanchezza. È stato fatto di tutto per fare entrare la rassegnazione nelle ossa delle persone, la sensazione che da qua non se ne esca. Nonostante cinque manifestazioni, 100mila persone coinvolte, 18mila firme per l’intervento pubblico, i soldi raccolti per l’azionariato popolare si ha la sensazione di un muro di gomma che non viene giù mai”.

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