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Economia

Comparto moda, la crisi è grave: calano produzione, esportazioni e lavoro. Aumenta solo la cassa integrazione

L'ultimo rapporto Irpet fotografa uno scenario che agli addetti ai lavori è noto da tempo: aziende in crisi e migliaia di posti a rischio in tutta la Toscana, scenario forse ancora più cupo di quanto previsto

Dopo un lento ma progressivo recupero post-Covid, negli ultimi mesi il comparto moda toscano sta sperimentando una congiuntura sfavorevole. In calo la produzione, le esportazioni e, inevitabilmente, anche la domanda di lavoro. In crescita le ore di cassa integrazione. I fattori di crisi agiscono in modo differenziato fra le varie specializzazioni, generando una eterogenea distribuzione delle perdite tra gli attori del sistema. È quanto fotografa, nel rapporto di marzo 2024 uscito oggi, l'Irpet, Istituto regionale per la programmazione economia della Toscana, in uno studio il cui titolo è già un programma, 'La difficile congiuntura del comparto moda toscano nel 2023', curato da N. Faraoni, T. Ferraresi e D. Marinari. Uno scenario che, seppur sotto traccia, cova da tempo, come sanno bene sia sindacati che imprese, e del quale FirenzeToday si era già occupato nelle scorse settimane, dando conto di una situazione che vede a rischio migliaia di posti di lavoro.

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Produzione ed esportazioni

Dopo un lento ma progressivo recupero post-Covid, si legge nel rapporto "il comparto moda toscano si è caratterizzato per un andamento negativo particolarmente accentuato nel corso del 2023, che lo differenzia in modo sostanziale dalle dinamiche medie della manifattura regionale. Inoltre, rappresentando una quota cospicua dell’industria della Toscana, ha contribuito fortemente al risultato aggregato della regione, negativo rispetto alla media italiana".

Produzione industriale della Toscana

Per cogliere le specificità interne all’andamento complessivo del comparto analizziamo la dinamica delle esportazioni di beni. Pur essendo disponibili al momento soltanto per i primi tre trimestri dell’anno, queste presentano una disaggregazione per prodotto e territorio tale da permettere di catturare la performance delle principali specializzazioni regionali. Dalla tabella qui sotto si evince come una dinamica negativa abbia interessato progressivamente tutte le produzioni e come questa sia stata particolarmente accentuata nel caso delle calzature.

Esportazioni moda toscana 2023

"Scomponendo le produzioni attraverso una prospettiva sia di specializzazione produttiva che territoriale - prosegue il rapporto - possiamo meglio delineare i contributi alle esportazioni da parte dei diversi segmenti del comparto (tabella sotto, ndr). In quest’ottica, nel caso della provincia di Firenze, le esportazioni di capi di abbigliamento, calzature e prodotti in pelle fanno prevalentemente capo alle principali aziende del lusso operative nell’area di Scandicci. Per questi prodotti il segno meno è diventato significativo e generalizzato a partire dal secondo trimestre 2023, accentuandosi ulteriormente nel corso degli ultimi tre mesi dell’anno. Il peso esercitato da queste produzioni sul totale del comparto regionale è tale da aver determinato pesanti e negative ripercussioni su tutta la filiera che fornisce lavorazioni e prodotti intermedi alle aziende del lusso. Una conformazione in parte simile a quella della provincia di Firenze è data dalle specializzazioni della provincia di Arezzo. Anche in questo caso, infatti, le esportazioni sono realizzate da un sistema produttivo al servizio della grande impresa. Tuttavia, la dinamica è stata qui positiva, anche per via di un andamento molto meno brillante rispetto alla provincia di Firenze nel corso degli anni precedenti. La struttura produttiva della provincia di Pisa si caratterizza, da una parte, per la predominante specializzazione nei prodotti della concia; dall’altra, per un nucleo di piccole e medie aziende impegnate nella produzione di calzature. Come nel caso della provincia di Firenze, si nota anche nel pisano una contrazione delle esportazioni delle produzioni intermedie (pelli conciate), che si accentua nel corso del secondo e terzo trimestre dell’anno. La dinamica delle vendite estere di prodotti intermedi legati alle filiere internazionali del lusso può essere un segnale di come la crisi di un certo tipo di produzioni della moda regionale sia legata a un calo della domanda globale di questi prodotti. Infine, all’interno del comparto moda pratese convivono le specializzazioni del tessile e dell’abbigliamento, caratterizzato quest’ultimo dalla forte presenza del Pronto Moda cinese. Anche in questo caso la dinamica ha seguito un progressivo peggioramento nel corso dell’anno, più accentuato per i prodotti tessili, inseriti in catene del valore di più alta gamma rispetto a quelli afferenti all’abbigliamento.

Esportazioni moda 2023 per territorio

Come già anticipato, "è molto probabile che la dinamica dei consumi di prodotti della moda a livello globale abbia risentito del generale rallentamento dell’economia. Le tensioni geopolitiche e la perdurante spinta inflattiva potrebbero aver contribuito a contrarre i consumi delle famiglie, specialmente quelli legati ai beni non di prima necessità. Se ancora non sono disponibili statistiche per offrire una valutazione di questo tipo, possiamo confrontare la dinamica delle esportazioni della provincia di Firenze con quella del resto d’Italia per provare a comprendere se le produzioni del lusso toscane hanno trovato maggiore difficoltà sui mercati internazionali rispetto al sistema produttivo italiano nel suo complesso. Da quanto si evince (vedi Fugura 2 qui sotto, ndr), il sistema moda fiorentino ha fatto molto peggio rispetto al resto d’Italia in tutte le linee produttive: dall’abbigliamento (-8% vs. +5%), alle calzature (-21% vs. +8%), ai prodotti in pelle (-5% vs. +5%). Se dunque il rallentamento della dinamica delle vendite estere dei prodotti dell’industria della moda appare generalizzato, la fascia del lusso sembra aver sofferto di più nella complessa fase congiunturale che ha caratterizzato il 2023".

Esportazioni Firenze vs resto d'Italia

La domanda di lavoro

Per cogliere le dinamiche congiunturali nel mercato del lavoro "è utile analizzare l’evoluzione della domanda di lavoro, misurata dagli avviamenti di nuovi contratti. Nella figura 3 (qui sotto, ndr) si confrontano gli andamenti mensili del 2022 e del 2023 per la moda e per il resto della manifattura toscana. Si evidenzia che, mentre quest’ultima segue la stessa dinamica nei due anni considerati, la moda nel suo complesso subisce un rallentamento significativo a partire dal mese di settembre, determinando così una riduzione degli avviamenti complessivi del 2023 rispetto all’anno precedente. Mensilmente, la portata di tale calo per la moda supera il 20% a partire da agosto, raggiungendo addirittura il 32% di avviamenti in meno nel novembre 2023 rispetto allo stesso mese del 2022.

avviamenti mensili al lavoro

Questo dato "descrive il flusso relativo alla domanda di nuovo lavoro, e quindi si riflette sullo stock degli addetti dipendenti solo in modo parziale e più lentamente. Tuttavia, si può notare come il calo degli avviamenti si ripercuota sulla platea degli occupati già dal secondo trimestre 2023, determinando nella moda un generale appiattimento, più evidente di quanto non accada nel resto della manifattura (Figura 4).

moda vs altra manifattura

Tra i settori moda, inoltre, quello che perde di più in termini di addetti dipendenti, rispetto al 2022, è il conciario (Tabella 5, stime Irpet).

Dipendenti nei vari trimestri

Abbracciando un orizzonte temporale più ampio, relativo al periodo che precede il Covid, si legge sempre nel rapporto Irpet, "si può affermare che nel 2023 la moda toscana aveva complessivamente recuperato e superato i valori del 2019. A livello settoriale però questo “ritorno alla normalità” era stato trainato da tessile-abbigliamento e pelletteria, mentre concia e calzature, pur tornando a crescere, erano rimaste al di sotto dei valori pre-pandemici (Figura 6, qui sotto, ndr)".

andamento mensile degli addetti

La Cassa integrazione

Utili per cogliere la direzione di marcia dell’attuale congiuntura "sono infine i dati relativi ai lavoratori della moda in Cassa integrazione, ricostruiti a partire da due distinte fonti informative: INPS (che fornisce le ore di CIG ordinaria autorizzate per mese. Non conoscendo come esse sono effettivamente distribuite, la stima dei lavoratori è stata calcolata ipotizzando 40 ore lavorative settimanali per 4,25 settimane lavorabili nel mese di un addetto a tempo pieno, ottenendo
così il numero di dipendenti con per ciascun mese zero ore lavorate nel mese - tutte coperte da CIG-) e FSBA, Fondo di Solidarietà Bilaterale alternativo per l’Artigianato (EBRET, Ente bilaterale dell’artigianato toscano, fornisce il numero di lavoratori per cui è stata presentata domanda di ammortizzatore da
parte delle imprese artigiane, a esclusione di quelle edili). Nella Figura 7 si osserva l’andamento del numero assoluto di lavoratori in Cassa integrazione su base mensile nel 2023. È evidente l’impennata dell’ultimo trimestre, più marcata per la CIG ordinaria, ma comunque significativa anche nel caso delle imprese artigiane.

Lavoratori in cassa integrazione

Nella Figura 8, qui sotto, "il numero assoluto dei lavoratori con ammortizzatori sociali viene rapportato al totale degli addetti dipendenti medi mensili, per identificare l’incidenza dei lavoratori in Cassa integrazione. In effetti, la quota sale nell’ultimo trimestre arrivando a pesare il 6% a dicembre 2023".

Incidenza percentuale lavoratori in cassa integrazione

A livello settoriale, "i dati ci permettono di distinguere tra pelletteria, concia e calzature da un lato, e tessile e abbigliamento dall’altro. Solo per la CIG ordinaria erogata da INPS, inoltre, è possibile osservare il dettaglio distinto tra tessile e abbigliamento. A dicembre 2023 i lavoratori in Cassa integrazione nei settori della pelletteria, concia e calzature pesavano il 9,2%, con un picco di 9,9% nella provincia di Firenze (dove prevale la pelletteria) e di 15,3% in quella di Pisa (concia). Fra tessile e abbigliamento, è il primo a soffrire di più (8,9% a dicembre nella provincia di Prato), rispetto alle confezioni, che sembrano non fare richiesta significativa di cassa integrazione (0,3%)".

Cassa integrazione per provincia

Alcune considerazioni conclusive

"Il comparto moda - scrive Irpet - ha vissuto nel corso del 2023 una congiuntura difficile, che lo ha visto contrarre produzione ed esportazioni e, conseguentemente, anche la domanda di lavoro. I dati qui presentati colgono bene il rallentamento in atto, leggibile sia nella dinamica della domanda dei beni, guidata soprattutto dagli andamenti dei mercati internazionali, che, conseguentemente, in quelle della domanda di nuovo lavoro e della richiesta di cassa integrazione. È utile domandarsi se, al di là degli elementi congiunturali descritti, pesino sull’attuale distribuzione delle perdite tra gli attori delle filiere regionali fattori ereditati dalla dinamica di medio termine, propria delle diverse spe cializzazioni. Un elemento di fondamentale importanza riguarda le relazioni di filiera, da monte a valle, tendenzialmente governate in modo pressoché unilaterale dalle decisioni dei committenti, ossia gli influenti gruppi imprenditoriali multinazionali e multiprodotto. Come noto, i beni del settore moda sono caratterizzati da produzioni tradizionali a basso contenuto tecnologico, che risentono della competizione internazionale e della conseguente pressione sui prezzi esercitata dalle grandi firme sugli attori della filiera che producono materie prime e semilavorati. Il sistema produttivo toscano, dove la filiera della moda è presente nella quasi totalità delle sue componenti e nel quale questi meccanismi di funzionamento si dispiegano in modo completo, potrebbe rappresentare un laboratorio innovativo per individuare buone pratiche e relazioni virtuose. Ciò risulta auspicabile, visto il peso che queste specializzazioni esercitano sul complesso della manifattura toscana in termini di produzione di valore aggiunto ed export, ma anche di creazione di lavoro e ricchezza per il territorio. Le sfide collegate alla transizione digitale e verde devono ancora trovare una loro chiara e specifica applicazione a questa ampia fetta di produzione, facendo emergere nuove opportunità di intervento volte a presidiare e sviluppare i diversi segmenti di filiera della moda toscana".

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