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Cronaca

Concorsopoli Careggi, il tribunale del Riesame sospende il direttore generale Damone: "Garante del sistema spartitorio"

Per nove mesi ma solo 'sulla carta': in attesa della Cassazione il dg resta al suo posto

II tribunale del Riesame di Firenze ha interdetto il direttore generale dell'azienda universitaria di Careggi, Rocco Damone, per nove mesi, nell'ambito dell'inchiesta sui presunti concorsi truccati a Medicina. 

Il provvedimento è però sospeso perché, come spiega La Nazione, i giudici ne hanno subordinato l'effettività "all'irrevocabilità della decisione". Dovrà cioè esserci un altro passaggio in Cassazione, a cui il difensore di Damone, l'avvocato Francesco Maresca, farà ricorso.

"II provvedimento risulta oggettivamente tardivo ed è agganciato alla ricostruzione di altri episodi non oggetto di imputazione su cui lo stesso tribunale del riesame si era già espresso non ritenendoli giustificati della misura" commenta il legale, annunciando battaglia.

Per Damone, la procura aveva già chiesto una misura interdittiva della durata di undici mesi ma il gip aveva detto no. Anche il Riesame si era espresso negativamente per due volte, prima e dopo un rinvio della Cassazione che aveva invece dato ragione ai pm Luca Tescaroli e Antonino Nastasi. Dopo un ulteriore rimpallo dalla Suprema Corte - ricostruisce ancora La Nazione - ecco la nuova decisione.

Inchiesta sui presunti concorsi truccati all'Università di Firenze, sospeso il rettore Luigi Dei

Secondo i giudici del Riesame, infatti, Damone sarebbe un "burattino nelle mani della Calamai" (Monica Calamai, l'ex dg di Careggi) e, sposando la tesi accusatoria, "la sua nomina quale successore di Monica Calamai è stata voluta dai vertici dell'Ateneo, al fine di assicurare continuità al sistema degli incarichi universitari frutto di contrattazione tra i rappresentanti dei vari dipartimenti". 

II suo ruolo, secondo i giudici, sarebbe "attivo, di totale condivisione degli accordi già raggiunti in altre sedi" e "anche quando vi era la difficoltà di giustificare alcune scelte, pur apparentemente in dissenso, alla fine vi ha dato esecuzione, essendo consapevole che la soluzione non rispecchiava propriamente l'interesse riconnesso al pubblico ufficio ricoperto".

Sempre per il Riesame, dopo le dimissioni del rettore Dei e del prorettore Bechi, Damone sarebbe divenuto colui che avrebbe "garantito la perpetuazione dello stesso radicato sistema spartitorio degli incarichi universitari, che non si è arrestato neanche di fronte ai primi avvisi di garanzia".

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