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Cronaca San Frediano / Piazza del Carmine

Cappella Brancacci: proseguono gli interventi di restauro conservativo e valorizzazione ‘aperti’ al pubblico

Finanziata la seconda fase del progetto messo a punto da Comune di Firenze, Soprintendenza, Cnr e Opificio delle Pietre Dure

Vanno avanti le operazioni di studio monitoraggio e restauro conservativo della cappella Brancacci, il capolavoro ubicato nella chiesa del Carmine che fa parte dei musei civici fiorentini. Sarà ancora possibile approfittare dei ponteggi del cantiere per ammirare da un’inedita prospettiva ravvicinata gli affreschi di Masaccio, Masolino e Filippino Lippi.

Dopo circa un anno e mezzo di attività si sono resi necessari ulteriori approfondimenti diagnostici, utili a conoscere le tecniche esecutive, i loro materiali e le cause di degrado, e a migliorare le condizioni di salute della Cappella Brancacci, di proprietà del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell'Interno, oggetto di accordo di valorizzazione con il Comune di Firenze.

Anche la seconda fase del progetto ha visto un lavoro sinergico tra Comune, Soprintendenza ABAP, Cnr-Ispc, Opificio delle Pietre Dure, in collaborazione con il Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze e con il sostegno fondamentale della Fondazione Friends of Florence e la Jay Pritzker Fund che hanno appena stipulato un nuovo protocollo con l’amministrazione comunale, contenuto in una delibera approvata dalla Giunta su proposta della vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini, per finanziare le operazioni. I lavori dureranno fino alla fine del 2023. 

I lavori eseguiti nella prima fase 

L’ultimo restauro della Brancacci risaliva agli anni Ottanta del Novecento. Nel novembre 2020 la cappella è stata sottoposta a un primo monitoraggio che mise in luce alcune criticità dal punto di vista della conservazione e la necessità di stabilizzare alcuni potenziali fenomeni di deterioramento presenti sui dipinti murali di Masolino, Masaccio e Filippino Lippi (come distacchi dell’intonaco, localizzate perdite di coesione, depositi superficiali incoerenti) oltre ad eseguire un generale controllo sulla stabilità dell’intero ciclo pittorico. Successivamente ha avuto inizio il monitoraggio sullo stato di conservazione della cappella a cura della SABAP Firenze e del Cnr-Ispc in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure per indagare le cause di degrado.

Cappella Brancacci: capolavoro del Rinascimento fiorentino

Grazie al cantiere già montato nella prima fase di lavoro è stato possibile svolgere una nuova campagna diagnostica a cura del Cnr-Ispc, più approfondita ed esaustiva di quella svolta negli anni Ottanta del Novecento, condotta con le più aggiornate tecniche e le migliori competenze disponibili sul panorama internazionale grazie alla collaborazione tra SABAP, Cnr-Ispc, UNIFI e OPD a cui spetta la progettazione e realizzazione dell’intervento conservativo vero e proprio. Le tecniche utilizzate, completamente non invasive, hanno permesso di conoscere approfonditamente i materiali utilizzati, le tecniche esecutive, le fenomenologie di alterazione o degrado e le cause che le hanno prodotte, informazioni indispensabili per una corretta pianificazione dell’intervento.

Alla campagna diagnostica si è affiancato un modello per il monitoraggio di apparati decorativi complessi. Il rilievo dello stato di conservazione si è concentrato particolarmente sull’analisi dei distacchi di intonaco, che rappresentava il fenomeno più preoccupante e su cui intervenire con più urgenza. Le porzioni di intonaco classificate nel livello più grave sono state messe in sicurezza dai tecnici dell’Opificio delle Pietre Dure. È stato poi avviato un progetto, sempre in collaborazione con Cnr-Ispc, UNIFI, OPD e SABAP, per valutare le caratteristiche della malta impiegata nel precedente intervento, con l’obiettivo di stabilizzare i distacchi di intonaco.  

Le novità di questa seconda fase 

In virtù dei risultati e delle evidenze emerse, questa seconda fase, consentirà inoltre di sperimentare l’applicazione delle malte compatibili con l’intonaco che, a partire da quelle utilizzate nell’intervento eseguito negli anni Ottanta e studiate nella prima tranche di lavoro, sono state riformulate, e che potranno essere impiegate nei consolidamenti delle parti di affreschi a rischio di distacco, come ad esempio alcune porzioni sulla parete destra nella scena dei due miracoli intitolate rispettivamente San Pietro che risana lo storpio e il Miracolo di Tabitha, entrambe dipinte da Masolino. Inoltre questa seconda fase di lavori consentirà di eseguire prove di pulitura sperimentando un gel innovativo formulato da ricercatori del CSGI presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze, che permetterebbe di eseguire la pulitura delle superfici dipinte con maggiore facilità, senza effettuare un vero e proprio restauro, anche durante le campagne di manutenzione che il Comune di Firenze programmerà negli anni a venire. 

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