Cadaveri nelle valigie, la difesa all'attacco: "Non si sa se è stata lei, non si sa con chi e non si sa perchè: Elona va assolta"

Non si può condannare Elona Kalesha sulla base delle risultanze probatorie: "non si sa se abbia ucciso, con chi avrebbe ucciso e perché avrebbe ucciso".

Dopo un'arringa di quasi cinque ore, l'avvocato Federico Febbo ha chiesto l'assoluzione per la 36enne albanese accusata dell'omicidio dei coniugi Sheptim e Teuta Pasho, genitori dell'ex fidanzato, scomparsi nel novembre 2015 e i cui resti fatti a pezzi, nascosti in quattro valigie, furono rinvenuti nel dicembre 2020 in un campo sotto la superstrada Fi-Pi-Li, nei pressi del carcere di Sollicciano.

La donna, imputata di duplice omicidio e occultamento di cadavere, era presente ieri in aula. Per lei la procura ha chiesto l'ergastolo, mentre per l'avvocato Febbo - che la difende insieme al collega Antonio D'Orzi - non "esiste alcuna risultanza probatoria che individui l'appartamento di via Fontana come luogo dell'omicidio: nessun condomino ha sentito rumori particolari o visto movimenti sospetti".

Cadaveri nelle valigie: chiesto l'ergastolo per Elona Kalesha

L'omicidio dunque, secondo i legali, "è stato probabilmente consumato in un luogo diverso". Quanto alle valigie: "Secondo i condomini, una donna compatibile con Elona il 6 novembre 2015 avrebbe portato via da quell'appartamento le valigie lasciandole per strada accanto ai cassonetti: non possono essere quelle lasciate in un campo vicino a Solicciano" afferma l'avvocato Febbo.

Infine sulle tracce biologiche trovate nell'abitazione: "il successivo accertamento biologico ha dato esito positivo" e ha riscontrato la presenza "di una donna e di un uomo, nessuno dei quali coincidenti con le vittime, né con Elona Kalesha" conclude il legale.

Il processo è agli sgoccioli, la sentenza in dirittura d'arrivo.