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Ginori: il materiale tossico se ne va, ma la cassa integrazione non arriva

I sindacati lanciano l'allarme. La cassa integrazione è partita a gennaio dopo la dichiarazione di fallimento. Sono diverse migliaia di euro per gli ex 320 lavoratori della manifattura sestese

Rimosso il materiale radioattivo, ritrovato il mese scorso nei locali interrati della manifattura sestese Richard Ginori. A comunicarlo è una nota dell'azienda che si è “detta pienamente soddisfatta per l'esito della vicenda” e che adesso il management si potrà concentrare sulla “piena ripresa dell'attività produttiva dello stabilimento e del rilancio del marchio Richard Ginori”.

I contenitori sono stati portati via in totale sicurezza ed alle operazioni hanno partecipato anche gli operatori dell'Arpat. Il materiale radioattivo è stato preso in consegna dalla società Campoverde srl, azienda specializzata nello smaltimento di queste opere.

Per un problema risolto, un altro sembra non avere risoluzione. Si tratta delle cassa integrazione per gli ex 320 lavoratori della storica manifattura sestese di porcellane.

Nonostante il Ministro del Lavoro Giovannini abbia firmato il via libera per i fondi della cassa integrazione non un euro è arrivato ai lavoratori della manifattura sestese. Sono diverse migliaia di euro a partire dal 7 gennaio scorso, quando il tribunale dichiarò fallita l'azienda, allora proprietà della Starfin.

A lanciare l'allarme sono le parti sociali, sottolineando che la situazione sta diventando insostenibile e molto difficile.

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