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Utopie Radicali, quando Firenze rivoluzionò l'architettura / VIDEO | FOTO

Un'indagine sulla cultura fiorentina che offre la possibilità di riscoprire un decennio di grande fermento intellettuale. Tra il 1967 e il 1976, a Firenze, un gruppo di architetti ha dato il via ad una rivoluzione archetettonica che ha segnato gli studi contemporanei in materia. Proprio a quegli anni è dedicata la mostra di Palazzo Strozzi "Utopie Radicali, oltre l'architettura": un percorso che segue il passaggio di questa arte da razionalista a inclusiva, non più solo "case e palazzi", ma anche abiti, corpi umani, video, teatro. Un'arte che si fa totale, come la definisce uno dei curatori della mostra, Pino Brugellis

"Una mostra Big Bang, nella quale immergersi per viaggiare nel tempo" alla scoperta di quel mondo utopico che gruppi e personalità come Archizoom, Remo Buti, Gianni Pettena, Superstudio e Ufo avevano pensato. 

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Per la prima volta le opere degli architetti radicali di Firenze sono esposte insieme, a mezzo secolo di distanza dalla loro nascita. Lampade, mobili, foto, gioielli, tessuti, fotomontaggi - in tutto 320 opere - sono l'eredità di questa generazione di artisti che, per prima in Italia, ha portato avanti una profonda revisione della disciplina architettonica. "Erano giovani che studiavano molto, assimilavano tutte le lezioni dei loro professori universitari, ma allo stesso tempo cercavano di distruggerle, spinti dalla loro volontà di riscrivere le regole" spiega Alberto Salvadori, altro curatore della mostra insiema a Gianni Pettena (di cui sono esposte anche alcune opere) e Pino Brugellis.

Utopie Radicali, oltre l'architettura a Palazzo Strozzi ©Gobo

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