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A Firenze la mostra dei record: per la prima volta insieme le tre pietà di Michelangelo / VIDEO | FOTO

Organizzata in solo due mesi, la mostra mette in dialogo per la prima volta le tre pietà michelangiolesche

Una mostra destinata a fare la storia. Così può essere riassunta "Le tre pietà di Michelangelo. Non vi si pensa quanto sangue costa" ospitata dal 24 febbraio al 3 ottobre nel museo dell'Opera del Duomo. L'esposizione mette per la prima volta in dialogo le tre pietà michelangiolesche: la pietà Vaticana, la pietà Bandini e la pietà Rondanini.

Pensata, organizzata e realizzata in soli due mesi, come spiega a FirenzeToday Sergio Risaliti, direttore del museo del Novecento nonché curatore della mostra, "Le tre pietà" è il riassunto perfetto di come sia possibile "progettare qualcosa di grandioso in poco tempo, quando le sinergie di noi direttori e storici dell'arte convergono". Per riassumere il concetto di Risaliti in quattro parole un record nel record.

In occasione dell’Incontro dei Vescovi e Sindaci del Mediterraneo ecco che Firenze, prima città nel mondo e nella storia, si trova ad ospitare l'originale della Pietà Bandini, di cui è da poco terminato il restauro, e i calchi della Pietà Vaticana e della Pietà Rondanini provenienti dai Musei Vaticani. Lo straordinario evento è stato curato dai direttori dei musei Barbara Jatta (Musei Vaticani), Sergio Risaliti, Claudio Salsi (Castello Sforzesco), Timothy Verdon (Opera del Duomo). 

La mostra prolungata fino al 3 ottobre

L'evoluzione dell'arte michelangiolesca 

Il dialogo tra le tre pietà offre la possibilità di scrutare da vicino l'evoluzione dell'arte di Michelangelo e anche la sua maturazione spirituale.

La giovinezza incontra l'età adulta. Il 25enne che a Roma scolpì il proprio nome sul petto della Madonna con in braccio il figlio morente, opera che suscitò non poche critiche, incontra il Michelangelo 70enne che si dedicò faticosamente alla pietà Bandini. Anziano, spesso debilitato da crisi depressive, Michelangelo visse gli ultimi anni diviso tra i contrasti, tra la voglia di vivere e quella di morire. La paura del giudizio universale lo attanagliava e così si rifugiò tra le braccia di Maria e pose al centro della sua ispirazione Cristo. Così prese vita la pietà Bandini, da un blocco di marmo pieno di impurità e estremamente duro che, come scriveva anche il Vasari, ad ogni colpo di scalpello emetteva nugoli di scintille. L'opera non fu portata a termine e prima della vendita fu conclusa in alcune parti da Tiberio Calcagni, principale assistente del Buonarroti.

Infine la pietà Rondanini, forse la più straziante delle tre. Michelangelo la iniziò tra il 1552 e il 1553 e vi lavorò fino alla morte. Le figure sono solo "sbozzate", l'artista vicino alla propria morte, meditava sulla Passione di Cristo, come egli stesso fece capire in un disegno della Pietà, donato alla marchesa di Pescara Vittoria Colonna, dove scrisse la frase dantesca: "Non vi si pensa quanto sangue costa" (Paradiso XXIX, 91).

Questo confronto "permette di misurare la crescita stilistica del Buonarroti nei cinquant’anni che separano la Pietà giovanile dalle altre due - aggiunge Timothy Verdon - e l’evoluzione assai più concentrata ma anche drammatica tra la Pietà fiorentina e quella milanese. Permette inoltre di cogliere la maturazione del pensiero di Michelangelo intorno al soggetto sacro tra la fine del Quattrocento e la metà del secolo successivo".

Le tre pietà di Michelangelo, la mostra

Il futuro della mostra

La mostra dopo Firenze farà tappa a Milano, lì nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, saranno collocati i tre calchi delle opere (databili '900). Come ha sottolineato la direttrice dei musei Vaticani, Barbara Jatta, i calchi non sfigurano accanto all'originale fiorentino "non solo perché condotti a regola d’arte ormai qualche decennio fa da maestranze competenti, ma soprattutto perché, in un’epoca di grandi discussioni sulle riproduzioni NFT (Non Fungible Token) e DOC.NFT (Digital Original Copy NFT), testimoniano della necessità che si è sempre avuta di riprodurre capolavori universali della fede e dell’arte per la loro divulgazione ad un ampio pubblico in quanto straordinari mezzi di evangelizzazione e di trasmissione di valori spirituali”.

Il "Tondo Doni" di Michelangelo venduto per 240mila euro, ma è in formato digitale 

Il confronto tra queste tre opere per Timothy Verdon, Direttore del Museo dell’Opera del Duomo: “Permette di misurare la crescita stilistica del Buonarroti nei cinquant’anni che separano la Pietà giovanile dalle altre due, e l’evoluzione assai più concentrata ma anche drammatica tra la Pietà fiorentina e quella milanese. Permette inoltre di cogliere la maturazione del pensiero di Michelangelo intorno al soggetto sacro tra la fine del Quattrocento e la metà del secolo successivo, mettendo a fuoco il nesso tra vita ed arte nello scultore credente che, per buona parte della sua carriera, era al servizio dei papi e quindi interprete privilegiato delle istanze di una Chiesa in dinamico cambiamento”.  

La mostra è un progetto che vede eccezionalmente coinvolti i Musei Vaticani, il Museo dell'Opera del Duomo, il Museo Novecento di Firenze, il Castello Sforzesco di Milano e le istituzioni dell’Opera di Santa Maria del Fiore, Comune di Firenze, Comune di Milano e Fabbrica di San Pietro.

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