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Martedì, 23 Aprile 2024

Escher, la mostra a Firenze tra illusioni e paradossi / VIDEO

La mostra con circa 200 opere tra cui anche alcune delle più famose dell'artista olandese

Vinili, libri di testo e anche monitor in cui vengono riprodotti in loop spezzoni di film. Cos'è? La mostra dedicata al geniale artista olandese Maurits Cornelis Escher che dal 20 ottobre al 26 marzo sarà ospitata nel museo degli Innocenti. Una mostra interattiva, adatta anche ai bambini (nel percorso dell'esposizione ci sono dei pannelli esplicativi di alcune delle tecniche e delle illusioni ottiche di cui fa uso Escher nella sua arte), in cui le opere sono intervallate da interessanti escamotage che tengono sempre alta la concentrazione: stanze specchio, postazioni selfie in cui si viene catapultati all'interno delle opere, come se fossimo noi a tenere con la mano la sua famosa sfera riflettente. 

Le opere esposte sono circa 200, divise in otto sezioni, che non seguono l'ordine cronologico ma evolutivo. Nelle sale dell'Istituto saranno visibili anche alcuni dei suoi lavori più rappresentativi come la Mano con sfera riflettente(1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938) e la serie degli Emblemata. All'artista va il merito di essere riuscito a mostrare come la realtà non sia sempre quella che percepiamo.

Biglietti, orari, prezzi: le informazioni sulla mostra di Escher

Escher, l'artista scienziato

"Questa mostra ha la forza di attirare visitatori che non spesso visitano i musei, in Escher si mescolano matematica, fisica, regole geometriche e filosofia" illustra in conferenza stampa Iole Siena, presidente e amministratrice delegata di Arthemisia che ha organizzato la mostra. Questa sua passione per la scienza lo ha portato ad essere particolarmente amato dagli scienziati che sono diventanti poi suoi committenti e fonte d'ispirazione: dalla conoscenza e il dialogo con il premio Nobel Roger Penrose sono nate le opere basate sul Triangolo di Penrose, "Cascata" 1961 e "Salire e scendere" 1960.

Escher è diventato noto al grande pubblico solo negli ultimi decenni, ma le sue opere appartengono alla nostra memoria visiva. Lo troviamo nella pubblicità, nelle copertine dei cd di grandi artisti e anche in manifesti che annunciavano i loro concerti (come Pink Floyd e Pearl Jam), nei manuali scolastici e se ciò non bastasse anche nei numerosi richiami alla sua arte in film, serie tv e opere di altri artisti. Proprio a loro è dedicata l'ottava sezione della mostra nominata "Eschermania". Sono numerosi i pittori contemporanei e gli artisti digitali che sono stati influenzati dal lavoro che il grafico ha svolto nel campo della tassellatura (il procedimento di divisione regolare del piano), sua grande passione-ossessione nata a seguito della contemplazione delle architetture moresche all'Alhambra di Granada e alla Mezquita di Cordoba. E come non parlare delle rappresentazioni del paradosso - che spesso di traducono in paradossi della percezione ossia nell'uso di molteplici di punti di vista nella creazione dei disegni - che hanno ispirato molti musicisti degli anni '60 (Su è giù, 1947, Relatività, 1953). E come non citare poi i film e le serie tv in cui si può ritrovare una citazione escheriana: l'ultima opera in ordine di tempo è Squid Game con quelle scale - ormai famose - rosa, fucsia e verdi la cui somiglianza con Relatività è innegabile.

È proprio per queste caratteristiche che "la sua arte colpisce tutti. Lui come pochi altri ha saputo leggere e rappresentare il 20esimo secolo e le sue teorie scientifiche. Ad esempio lo spazio curvo, lo percepiamo sappiamo che è stato dimostrato, ma non lo conosciamo. Lui è riuscito a renderlo arte. Le sue opere paradossali vanno oltre all'apparenza, bisogna osservarle e andare oltre al primo sguardo per poterne capire il significato", spiega Federico Giudiceandrea curatore della mostra, ma anche grande esperto e collezionista di Escher.

Escher, la mostra a Firenze

Il racconto del periodo toscano di Escher: l'unicità della mostra

La mostra è unica, a Firenze infatti sono esposte opere che non erano mai state mostrate prima. "È forse la più ricca mai presentata ad oggi - aggiunge Siena - Qui ci sono opere che parlano della Toscane mai esposte prima, come anche il racconto del viaggio in questa regione con tanto di documentazione con foto e pagine del suo diario".  A ciò poi si aggiunge una particolare attenzione ai bambini, il museo degli Innocenti infatti da sei secoli si occupa di accogliere, accudire, educare e far crescere i bambini e quindi la mostra non poteva non essere pensata anche per loro. Oltre alle sezioni didattiche, facilmente riconoscibili durante il percorso, le audioguide "sono gratuite per tutti i bambini come anche le visite per le famiglie grazie allo sponsor Generali", la mostra è arricchita anche dai laboratori che si svolgeranno presso la Bottega dei ragazzi (questi a cura del Museo). "Alcuni visitatori, che hanno visitato la mostra a Roma o a Milano, ci hanno già detto verranno a Firenze perché sarà diversa rispetto a ciò che hanno visto nelle altre città", ha concluso Siena.

"La mostra si inaugura esattamente 100 anni dopo la prima visita di Escher in Toscana - spiega Federico Giudiceandrea - Lui arrivò nel 1922, dopo il diploma in arti grafiche (e dopo una prima visita in Italia insieme ai genitori nel 1921), e rimase incantato dal paesaggio italiano. Visse qui per 14 anni e la visitò in lungo e in largo collezionando paesaggi". "Nel 1935, a causa dell'inasprimento del regime fu costretto a lasciare la Penisola, ma l'Italia gli rimase nel cuore: conservava tutti i paesaggi che aveva realizzato in un armadio - racconta ancora Federico Giudiceandrea - Se si presta attenzione anche nelle sue opere più famose si possono trovare rimandi all'Italia". Di particolare bellezza sono infatti le riproduzioni dei vicoli, dei panorami e dei dettagli naturalistici - come foglie o alberi - di cui si innamorò viaggiando tra Toscana, Lazio, Abruzzo, Campania, Calabria e Sicilia.

Durante il Gran Tour, così si chiamava il viaggio nella Penisola alla volta delle regioni centro-settentrionali, insieme a due amici Escher rimase particolarmente incantato da Siena ("Tetti di Siena") e San Gimignano (in mostra troviamo la sua opera "San Gimignano") e proprio parlando della città delle torri l'artista scrisse: "..mentre le 17 torri di San Gimignano si avvicinavano sempre di più. Era come un sogno, che non poteva essere reale".

Ma il Belpaese non fu solo fonte d'ispirazione, qui Escher trovò l'amore e si sposò. Nel 1923, durante il suo viaggio nel Sud, sulla Costiera amalfitana conobbe la sua futura moglie Jetta Umiker, figlia di un industriale svizzero. I due nel 1924 si sposarono a Viareggio per poi trasferirsi a Roma dove vissero fino al 1935".  L’Italia ebbe un effetto positivo sul carattere introverso e malinconico di Escher e forse per mantenere vivo il ricordo di questi luoghi che gli furono così cari, dal 1936 non li rappresenterà più, "se non qualche eccezione. Sulla porta dell’armadio del suo studio, nel quale teneva stipati i disegni di quel periodo felice, erano appuntate immagini di persone e di oggetti a lui cari: i figli, il suo maestro Samuel Jesserun de Mesquita, Anna Frank, un Buddha, una Madonna. Sulla parte superiore spiccava una grande fotografia di Atrani, sulla Costiera amalfitana, una località che Escher ha amato forse più di tutte le altre e che immortalò in una delle sue opere più celebri: Metamorfosi".

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