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Fiorentina, tra Gattuso e Fonseca futuro da scrivere. Gli errori da non ripetere

Il bilancio dell'annata dei viola segnata da due cambi d'allenatore e dalla lotta per non retrocedere. L'esplosione di Vlahovic unica nota lieta. Ora va sciolto il nodo allenatore

La stagione della Fiorentina si è conclusa a Crotone con un pareggio senza reti. Non è stata proprio una chiusura in bellezza se si considera che i calabresi sono stati la prima compagine a salutare la Serie A e che hanno chiuso con la peggior difesa del campionato, mentre Vlahovic e compagni non sono riusciti a scalfirli. Anzi, hanno persino rischiato di perdere (vedi la traversa colpita da Messias).

Tralasciando la gara dello Scida, utile soltanto per gli almanacchi, è tempo di stilare un bilancio per l'annata del club viola e il giudizio, spiace dirlo, non può che essere negativo. Dopo i tanti soldi spesi da Commisso tra la sessione invernale del 2020 e la finestra di mercato estiva, molti addetti ai lavori ritenevano la Fiorentina una possibile outsider per la qualificazione alle coppe europee. Presto però le cose hanno inziato ad andare male e dopo 7 turni di campionato con risultati altalenanti, la dirigenza gigliata ha optato per l'esonero di Beppe Iachini (che era stato confermato dopo aver raggiunto la salvezza nella stagione 2019-2020) e il romantico ritorno di Cesare Prandelli. 

Anche con l'allenatore con cui i viola hanno vissuto uno dei periodi più belli della loro storia sportiva respirando il profumo dell'Europa che conta, tuttavia, le cose non sono andate per il verso giusto e addirittura il tecnico di Orzinuovi ha rassegnato le dimissioni cedendo sotto il peso delle critiche e della preoccupazione di finire in B. Un'onta che uno come lui, che ha la Fiorentina dentro, non avrebbe mai potuto sopportare. Alla fine è tornato Iachini e anche in quest'occasione l'allenatore col cappellino, anche lui un cuore viola in virtù delle cinque stagioni disputate in Toscana tra il 1989 e il 1994, ha portato la nave in acque sicure evitando la retrocessione.

Oltre all'aspetto sportivo, la Fiorentina ha dovuto fare i conti anche con altri problemi, dall'assenza di pubblico (ritenuto giustamente una componente indispensabile per il supporto alla squadra) alle questioni infrastrutturali riguardanti stadio e centro sportivo e che non hanno mancato di generare polemiche anche con le isituzioni. Di pari passo ai cattivi risultati sul campo, è legittimamente montata la critica da parte della stampa sportiva locale e nazionale che ha portato poi al tremendo scontro tra Commisso e i giornalisti, una pagina nerissima di cui si sarebbe volentieri fatto a meno. 

In molti hanno destato perplessità sulla costruzione della squadra, sollevando dubbi sul lavoro del ds Daniele Pradè e del dg Joe Barone. Acquisti come quello di José Maria Callejón, determinante a Napoli e praticamente inutilizzato (appena 767' in campo, in 22 presenze tra Serie A e Coppa Italia) per questioni tattiche, restano tutt'ora inspiegabili. Poteva essere gestita meglio anche la vicenda legata alla cessione di Federico Chiesa, avvenuta all'ultimo giorno del mercato estivo e che ha condizionato l'intera sessione, così come i rinnovi del capitano German Pezzella e di Nikola Milenkovic, due che con ogni probabilità saluteranno in estate. L'errore ora non va ripetuto con Dusan Vlahovic, unica nota lieta di una stagione orribile: il classe 2000 è esploso chiudendo il campionato con 21 reti e ora ha un valore di mercato importantissimo. Naturalmente le sue prestazioni hanno attirato l'interesse delle big di Serie A e d'Europa, dunque non bisogna perdere tempo: rinnovare oppure cedere (guai a trattenere controvoglia), ma non ridursi più all'ultimo minuto paralizzando il mercato.

Il futuro della Fiorentina è ancora avvolto in una nube di mistero a partire dall'allenatore. I nomi più caldi sono quelli di Gennaro Gattuso, che ha lasciato il Napoli dopo una stagione e mezza, e di Paulo Fonseca, liberato dalla Roma dopo due stagioni. La corsa per la panchina sembra al momento ristretta a questi due, mentre sono più difficili ipotesi come Luciano Spalletti, Maurizio Sarri o Simone Inzaghi. Qualunque sia il tecnico su cui ricadrà la scelta, ad ogni modo, è fondamentale che tra il tecnico e la direzione sportiva vi sia chiarezza d'intenti e un dialogo costante. Soltanto così si potrà evitare di incorrere in un'altra stagione all'insegna della confusione e competere per obiettivi più nobili della lotta salvezza, aspirando a traguardi adeguati per il blasone della Fiorentina.


 

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