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Fiorentina-Inter, Italiano e Biraghi alla vigilia della finale: "Daremo tutto per metterli in difficoltà"

Il tecnico viola, accompagnato dal capitano Cristiano Biraghi, ha parlato in conferenza stampa dallo Stadio Olimpico di Roma alla vigilia della finale di Coppa Italia in programma mercoledì 24 maggio alle 21

Dopo la visita della squadra al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (il quale è stato anche omaggiato con una maglia viola dal patron Rocco Commisso), Vincenzo Italiano e il capitano Cristiano Biraghi, hanno parlato in conferenza dalla sala stampa dello Stadio Olimpico di Roma, alla vigilia della finale di Coppa Italia contro l'Inter.

"La sensazione è di grande orgoglio per essere qui stasera, e domani sul campo - ha esordito il tecnico viola -. Essere appena stati dal presidente della Repubblica per noi è un orgoglio grandissimo. Ci aspetta anche un'altra finale. Finora è stato un percorso fantastico. Affronteremo la finalista di Champions League che rappresenta un ostacolo durissimo ma arriviamo a questa partita orgogliosi e sereni. Ci giocheremo tutte le nostre chance, proveremo a mettere in difficoltà l'Inter, siamo arrivati fin qui daremo filo da torcere".

Sui rapidi progressi della sua carriera da tecnico: "Mi concentro su questi ultimi due anni. Tutto è nato l'anno scorso a Moena. Da lì c'è stato un processo di crescita incredibile grazie alla disponibilità dei ragazzi che dal primo giorno sono stati concentrati e disponibili ad ascoltare l'allenatore e lo staff. Io arrivavo da una salvezza alla penultima giornata, la Fiorentina anche. Dovevamo reagire, ci siamo qualificati alla Conference, siamo arrivati in semifinale di Coppa Italia. Quest'anno volevamo migliorare i nostri risultati e ci siamo riusciti, andando in fondo in Coppa Italia e onorando la Conference. In questi due anni ho messo tutto me stesso. Non ci dobbiamo accontentare: ci sono due finali da giocare e vogliamo farlo bene. Sono avversari forti ma abbiamo le nostre chance da poterci giocare. Le ultime partite ci hanno dato fiducia. Ci siamo meritati la possibilità di essere qui: dobbiamo dare tutto per provare a conquistarlo".

A Italiano è stato chiesto che gara si aspetti: "Si può provare a immaginare ma in campo l'imponderabile cambia sempre strategie e programmi. Affronteremo una squadra che da un momento all'altro può inventare una giocata. Dobbiamo riproporre quello che ci ha portati qui, farlo con attenzione, pensare a noi stessi. Fare tutto il possibile per mettere in difficoltà l'Inter. Servono prestazioni individuali di altissimo livello come a Basilea. Dobbiamo andare oltre l'ostacolo. L'avversario di domani è una montagna molto difficile da scalare. Voglio vedere gli stessi occhi convinti di potercela fare che ho visto nella semifinale di ritorno di Conference".

Questa sarà la finale più importante da tecnico per Italiano tra quelle affrontate finora e di fronte ci sarà un allenatore come Simone Inzaghi che nelle partite secche ha già dato prova di essere estremamente valido: "Oltre alla grande qualità dei calciatori dell'Inter c'è anche un allenatore che sa arrivare in finale, vincere trofei, è uno specialista. Non si può nascondere. Si aggiunge alla difficoltà della partita. Nelle finali che ho disputato vedevo i ragazzi proporre ciò che ha permesso di arrivare fino all'ultimo metro. Non va mai abbandonato il proprio credo. Dopo questa ci sono altre due gare di campionato e una finale. Qualsiasi cosa accada ci sono altre tre partite. Per noi è un altro test importante dove possiamo giocarcela".

Sulla folla che ieri al Franchi ha salutato la squadra durante l'allenamento a porte aperte organizzato prima della partenza per Roma: "Ieri abbiamo ricevuto un abbraccio simile a quello prima di partire per Basilea. L'ideale per caricare l'ambiente, arrivare in fiducia. I seimila di ieri ci hanno dato ottimismo, vicinanza, passione e voglia. Ci chiedono di onorare la maglia, di ottenere il massimo. Sono richieste che mi piacerebbe esaudire. I ragazzi hanno percepito: andremo in campo a onorare il nostro percorso".

Al tecnico sono stati chiesti anche eventuali dubbi formazione: "I dubbi ci sono sempre, non solo di formazione, di riuscire a mettere in difficoltà l'avversario. Penso a come si può mettere in difficoltà l'Inter, ci penserò tutta la notte, la mattina, il pomeriggio. I ragazzi stanno tutti bene, qualche dubbio c'è, spero di fare la scelta giusta. Spero che chi subentrerà dia il massimo. Mi tengo ancora qualche dubbio, deciderò domani. Jovic o Cabral? Mi preme sottolineare come nell'ultimo periodo entrambi siano stati fondamentali. Anche grazie a loro siamo qui a giocarci due finali. Stanno entrambi bene, dall'inizio o da subentranti, entrambi sanno quanto conta questa gara. Nico e Amrabat? Stanno bene. Amrabat è stato gestito, Nico lo abbiamo tenuto a riposo dopo quanto aveva speso a Basilea. Stanno entrambi benissimo".

Commentando i due ko rimediati in campionato contro i nerazzurri: "L'unico spunto che prendo dalle due partite è che abbiamo dato filo da torcere all'Inter, sia in casa sia in trasferta, non abbiamo solo subito la loro forza. Abbiamo armi da mostrare. Penso che domani partita secca, finale che può allungarsi oltre i 90' sarà una storia diversa. Conosciamo reciprocamente le nostre caratteristiche, qualcosa sarà diverso rispetto alle gare di campionato. Il calcio è imprevedibile".

Sull'emozione della visita al Quirinale: "È stato un incontro emozionante, era la prima volta per me al Quirinale, la prima volta davanti al Capo dello stato e ad una platea fantastica, è stato bello".

Biraghi: "Usciremo dal campo senza rimpianti"

Oltre al mister ha risposto alle domande dei giornalisti anche il capitano Cristiano Biraghi: "Dopo le difficoltà di inizio stagione, in particolare dopo il 3-0 di Istanbul (contro il Basaksehir ndr) dissi che dovevamo stare uniti e ascoltare il mister. Con questa idea tattica, ogni giorno vedevo che mancava poco per tornare a far bene. Creavamo tanto senza sfruttare, concedevamo poco ma prendevamo gol al primo tiro. C'è sempre stata determinazione, era solo questione di tempo, aspettare qualche compagno si ambientasse al nuovo campioanto. Serviva un pizzico di fortuna. Due finali, nel percorso può succedere di tutot, ma ero convinto che ci aspettasse una stagione importante".

A Biraghi è stato chiesto se da capitano abbia detto qualcosa di speciale per contribuire alla svolta positiva nel rendimento della squadra: "Come capitano, quando le cose non vanno bene, si prova a trovare la soluzione al problema. Non è mai semplice, ognuno ha il suo pensiero. Ciò che cercavo di fare era continuare a credere in ciò che stavamo facendo. Nelle difficoltà è facile smarrire la retta via, dubitare di ciò che si sta facendo. Da quando è arrivato il mister c'è un'idea di gioco che tutti abbiamo subito ascoltato. Anche nei momenti di difficoltà non è stato difficile continuare a stimolare, tutti remiamo dalla stessa parte".

Sulla compattezza del gruppo: "Il gruppo conta: per raggiungere due finali in un anno vuol dire che sono state fatte cose importanti. Non perdere nessuno per strada durante l'anno è una delle componenti che porta ad arrivare alla fine di maggio con due finali da giocare".

A Biraghi è stato chiesto come immagini Firenze in festa: "Non so se non voglio immaginarlo perché mi piacerebbe vederlo, ma già durante l'allenamento a porte aperte, durante le trasferte europee, abbiamo sempre avuto grande sostegno. L'entusiasmo a Firenze è nell'aria. Mi piacerebbe viverle più che immaginarle. La squadra è consapevole dell'importanza della finale, sa cosa vuol dire per chi non è abituato a lottare per vincere tutti gli anni". 

Sulla fascia che indossa che fu di Davide Astori: "Portare la fascia a Firenze non è come farlo altrove. Non è un peso, è un orgoglio, portare avanti un ideale nato quando Davide portava la fascia. Eravamo arrivati quasi insieme, eravamo in tanti nuovi, l'obiettivo di tutti era rifondare, tornare ai livelli della Fiorentina. Purtroppo il nostro capitano è venuto a mancare. Pezzella, Badelj, io, abbiamo fatto una promessa: avremmo portato avanti il suo principale obiettivo, mettere da parte tutto e pensare solo al bene della Fiorentina".

Il capitano viola ha parlato anche dell'aria che si respira nello spogliatoio, dove per molti si tratta della prima partita veramente importante: "Per molti è la prima finale ma non vedo preoccupazione o apprensione. C'è voglia di iniziare la partita. Domani quando l'arbitro fischierà lasceremo andare le emozioni".

In conferenza si è parlato anche del malore che ha colpito un tifoso viola a Basilea, con i calciatori gigliati che appena si sono accorti della situazione hanno chiesto di interrompere la partita affinché fossero prestati i soccorsi: "Era doveros. Appena abbiamo appreso del malore fermare il match per capire cosa fosse successo. La situazione inizialmente sembrava al limite, in quel momento non c'erano dottori, bisognava richiamare l'attenzione affinché qualcuno verificasse ciò che era successo. Il legame con i tifosi è bello, rispettoso, soprattutto per chi come me è qui da tanto, dopo la tragedia di Davide si è creato un rapporto particolare con la Curva Fiesole. Questo aiuta molto la squadra".

Infine sull'Inter: "Mi aspetto una finalista di Champions, una squadra con giocatori fortissimi, di livello internazionale, che hanno giocato tante partite cos, sanno come gestirle. Squadra fisica, tecnica, per me la più forte d'Italia. Ma ci siamo anche noi. L'Inter è favorita ma meritiamo attenzione anche noi. Usciremo senza rimpianti". 
 

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