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Il Franchi tra i peggiori stadi d'Europa: Commisso ha ragione?

In una classifica stilata dal portale economico Money sui migliori e peggiori stadi d'Europa, basata sulle recensioni lasciate dai visitatori, l'impianto fiorentino è all'undicesimo posto nella graduatoria dei peggiori impianti, comandata dal Castellani di Empoli

Le parole di Rocco Commisso rilasciate in un'intervista concessa lo scorso novembre al Financial Times ma pubblicata nei giorni scorsi, ancora riecheggiano nella testa di molti tifosi della Fiorentina, in particolar modo quelle legate allo stadio Artemio Franchi definito letteralmente "la cosa più schifosa che sia mai stata inventata".

In tanti, pur riconoscendo che il Franchi non sia certo tra gli stadi più belli d'Italia, hanno storto il naso di fronte a parole così forti, rincarate dall'accusa di essere un impianto senza storia in cui i viola hanno "vinto due campionati in 90 anni". Contrariamente a quanto afferma Commisso, il Franchi ha una sua storia e ne fanno parte anche i due Scudetti vinti dalla Fiorentina nel 1955-1956 e nel 1968-1969.

Al netto delle rivendicazioni e dei sentimenti per la casa della propria squadra del cuore, una classifica recentemente stilata dal sito money.co.uk in cui sono stati recensiti i migliori e peggiori stadi d'Europa incrociando i commenti lasciati su TripAdvisor e Football Ground Map dai visitatori, sembra dare ragione al magnate italo-americano, proprietario del club gigliato: l'impianto fiorentino, infatti, si trova all'undicesimo posto nella classifica degli stadi col punteggio peggiore, comandata da un altro impianto toscano, il Carlo Castellani di Empoli.

I due impianti toscani, ad ogni modo, non sono gli unici stadi italiani nella classifica dei peggiori: sono presenti anche il caratteristico Pier Luigi Penzo di Venezia, il Marc'Antonio Bentegodi di Verona e il Diego Armando Maradona di Napoli. 

Dati che non sorprendono visto che in Italia da anni si parla del problema stadi, con impianti vecchi e poco funzionali, che contribuiscono a far scontare un gap importante tra le società italiane e quelle di altri Paesi come ad esempio Inghilterra, Spagna e Germania, dove invece gli impianti sono moderni, sicuri e a misura d'uomo.

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