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Sono tornate le protagoniste dell’autunno

Erano il "pane dei poveri", ora sono un frutto ricercato e costoso: la Montagna Fiorentina si ripopola di castagne

È di nuovo la stagione della castagna e del suo inconfondibile profumo d’autunno. Come su tutti i crinali appenninici, anche nella Montagna Fiorentina è la protagonista di questo periodo. Frutto antichissimo e tipico del paesaggio delle nostre colline, tra alterne vicende e fortune, nel passato è stata un perno importante per l’alimentazione e il fatto che ora, dopo un periodo nel dimenticatoio, si riconsideri la bontà dei suoi poteri nutrizionali è una buona notizia.

Il castagno da frutto arriva dall’Asia Minore e approda nell’Europa centro-meridionale per il tramite dei romani. Fino al secondo Dopoguerra, le castagne e la loro farina rappresentano un aiuto, spesso indispensabile durante l'inverno, per la sopravvivenza di intere generazioni di abitanti dell’Appennino impossibilitati a consumare i cereali e la carne.

Quando poi le condizioni economiche migliorano e la montagna inizia a spopolarsi, i castagni vengono un po’ trascurati, ma da qualche anno “l'albero del pane dei poveri” è tornato definitivamente all’attenzione dei coltivatori e dei consumatori. Assieme a una ritrovata cura per l'ecosistema boschivo e la conservazione delle piante (molte delle quali secolari) e alla valorizzazione anche turistica di questa risorsa.

Le varie specie di castagno (castanea) sono diffuse in suoli e climi anche molto differenti tra di loro ma con preferenza per i suoli profondi, leggeri, acidi, e climi non troppo rigidi; le esigenze idriche variano dai 700 ai 1.500 mm/anno. Le piante possono essere longeve e regolarmente produttive per secoli. Ad oggi in Italia sono presenti circa 300 specie di castagno che danno origine ad altrettante tipologie di frutto. Il periodo della raccolta del frutto del castagno inizia il mese di ottobre e si protrae, a seconda della specie, fino alla fine di novembre.

Con una Direttiva dell’Unione europea il castagneto è stato incluso tra gli habitat di interesse comunitario. Per l’Appennino Tosco-emiliano si tratta di boschi di chiara influenza antropica, veri scrigni di biodiversità, evoluti sui terreni più freschi e fertili della fascia submontana appenninica. Il castagno svolge infatti per il territorio appenninico diverse funzioni fondamentali: produttive, protettive, naturalistiche, paesaggistiche, ricreative, didattiche. Tenuto poi conto del forte legame tra il castagno e l’identità territoriale, la valorizzazione delle produzioni non può prescindere dal considerare i diversi aspetti della multifunzionalità e una efficace azione di marketing territoriale può partire da questo.

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