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Facciamo chiarezza sull’amianto

L'Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana) mappa in regione la presenza di questo materiale dalla controversa reputazione

A lungo e fino non troppo tempo fa, la parola amianto evocava un materiale molto alla moda nelle costruzioni più varie. Poi è arrivata una consapevolezza diversa e lo stesso sostantivo è passato a essere, nell’immaginario di tutti, uno spettro di sciagure e malattie. È giusto fare chiarezza e conoscere la situazione rispetto a questo materiale nella nostra regione, con l’aiuto dell’Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana.

L'amianto o asbesto è un minerale (un silicato) con struttura fibrosa utilizzato fin da tempi remoti per le sue particolari caratteristiche di resistenza al fuoco e al calore. È presente naturalmente in molte parti del globo terrestre e si ottiene facilmente dalla roccia madre.

Quello balzato, in positivo e in negativo, agli onori delle cronache è il cemento-amianto, detto anche fibrocemento o, dal nome del più diffuso prodotto commerciale, "Eternit ®". Si tratta di un materiale compatto realizzato con una miscela di cemento e fibre di amianto, che ha un'elevata resistenza alla corrosione, alla temperatura e all’usura.

È importante precisare che la presenza di manufatti in cemento-amianto non costituisce di per sé rischio per la salute dei cittadini o per l’ambiente, ma il rischio c’è se si verifica una dispersione di fibre di amianto in aria o nel suolo, che può verificarsi con la perdita di compattezza del manufatto in cemento amianto per via di una lunga esposizione (alcuni decenni) agli agenti atmosferici e/o per danneggiamento ad opera dell’uomo. 

Se abrasi o danneggiati, i materiali contenenti amianto compatto possono diventare molto pericolosi: le fibre microscopiche disperse in aria possono essere inalate dall'uomo e l'amianto è stato riconosciuto come un cancerogeno certo per l'essere umano.

Per questo è molto importante verificare che il manufatto sia in buone condizioni per escludere i rischi derivanti dalla dispersione di fibre.

La normativa in vigore dal 1992 (Legge 27 marzo 1992, n. 257 "Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto"), vieta la vendita di materiali in cemento amianto per cui dal medesimo periodo si assume che questo non sia più stato impiegato nelle costruzioni. Ne consegue che un edificio di età inferiore ai 16-18 anni (al 2010) quasi sicuramente è privo di amianto. Ciò nonostante manca la certezza assoluta in quanto fino al 2004 materiali in cemento amianto acquistati prima del 1992 potevano comunque essere utilizzati dai relativi proprietari.

Già dalla fine degli anni 80 in commercio si trovavano dei materiali alla vista identici al cemento amianto ma che sono liberi da amianto. Utilizzati soprattutto come lastre per coperture, questi materiali riportano un marchio con apposita scritta che certifica l’assenza di amianto (es. asbestos free). Si tratta di lastre ondulate, costituite prevalentemente da cemento compresso che contiene in genere fibre organiche naturali e spesso fibre sintetiche in polivinilalcool come rinforzante, che possono essere comunemente acquistate presso i rivenditori di materiali edili.

La Regione Toscana, previo finanziamento del Ministero dell’Ambiente, ha affidato ad Arpat un progetto di mappatura dell’amianto, con il fine di mappare tutti i siti contenenti amianto in Toscana, attraverso questionari e schede di autonotifica, sopralluoghi diretti e vari metodi di raccolta di informazioni per tipologie.

La situazione fotografata dalla mappatura Arpat rileva una notevole distribuzione di materiale contenente amianto, ma in definitiva una limitata pericolosità dello stesso, a causa di limitata esposizione o buono stato di conservazione. Dei 1145 casi contenenti amianto rilevati, 472 presentavano misure di prevenzione attive di confinamento delle superfici dei materiali contenenti amianto.

La mappatura non ha considerato la presenza di amianto nell’edilizia privata (ulteriore fase del progetto, con modalità in corso di definizione da parte della Regione), oggetto di oltre il 90 % degli esposti da parte dei cittadini (coperture, serbatoi, canne fumarie, …).

Il progetto di mappatura dell'amianto in Toscana ha interessato:

-    gli edifici pubblici o aperti al pubblico - appartenenti a varie categorie - per i quali sono state inviate oltre 17000 schede di auto notifica;
-    gli impianti industriali, per i quali sono stati utilizzati elenchi degli impianti IPPC e quelli delle industrie a incidente rilevante. È stato realizzato un elenco di 180 siti industriali; 
-    i siti dismessi, ovvero quelli in bonifica, oppure quelli abbandonati: è stato rilevato un elenco che comprende 70 siti, molti dei quali sono fiorentini (indichiamo comune e ragione saociale): Pontassieve, Ex centauro; Firenze, Ex oleificio Nucci; Pontassieve, Moggi Luigi; Capraia e Limite, Ex cantieri di Pisa Alisei srl; Castelfiorentino, Ex zuccherificio; Castelfiorentino, Ex silap laterizi spa; Castelfiorentino, Ex conceria fbc snc; Castelfiorentino-loc. granaiolo, Ex pulp industria laterizi; Certaldo, laterizi certaldese srl; Certaldo, Ex fertilizzanti; Empoli, Ex vitrum snc; Empoli, Ex Montevivo; Empoli, Ex coop. vetrai fiascai della bufferia toscana; Empoli, Ex conceria Del Vivo Carlo snc; Empoli, Ex Savia (supermercati Pam spa); Empoli, Ex distilleria Saves; Empoli, Ex Cive vetreria in Toscana coscrl; Gambassi, ex Galvanotecnica fiorentina snc; Montelupo, ex vetreria vae (vetrofond srl); Montelupo, Mori -ex vetreria Iva-ex ceramiche Fiore; Montelupo, ex ceramiche Corradini Brogioni (coop la Traversa); Montelupo, ex Artinvetro; Montelupo, ex terrecotte f.lli Lotti; Montelupo, vetreria Vas; Montelupo, ex Nivial; Montelupo, ex terrecotte Manetti; Montelupo, ex ceramiche Mancioli; Montelupo, area ex vetreria Lux; Vinci, ex fornace di Vinci; Vinci, autodemolizioni Cioni Silvano; Vinci, Tribeca;
-    la presenza naturale in Toscana, rappresentata da affioramenti di “pietre verdi”. Complessivamente, sono state individuate 51 località distribuite su 9 delle dieci Province, delle quali 29 ispezionate tramite sopralluogo. Dei 51 siti, 16 risultano cave coltivate o in procinto di esserlo, 25 cave chiuse o rinaturalizzate, 10 affioramenti naturali non utilizzabili. Di queste due sono in provincia di Firenze, entrambe nel comune di Barberino del Mugello, nelle località di Pallereto e Montecarelli;
-    le cartiere e le industrie manifatturiere
-    Geotermia: i Responsabili delle tre divisioni della geotermia toscana, gestita da ENEL (Larderello, PI, Piancastagnaio, SI, Lago Boracifero/Monterotondo, GR) hanno prodotto l’elenco completo dei vapordotti contenenti amianto, nonché la relativa cartografia ed hanno fornito informazioni utili a costruire un quadro complessivo della situazione;
-    Smaltimento amianto: sono state rilevate le tre discariche esistenti (in provincia di Arezzo, Pisa e Pistoia) ed 11 siti di stoccaggio. 

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