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Buon compleanno Italia: 160 anni dall'Unità Nazionale

Oggi, 17 marzo, si celebra la Festa dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della bandiera italiana. Il ricordo di quando Firenze fu capitale d'Italia

Ossi si festeggiano i 160 anni dell'Unità d'Italia. Il 17 marzo è una  giornata densa di simboli per il nostro Paese, festività civile nata per ricordare e promuovere i valori di cittadinanza, la memoria civica e “consolidare i valori legati all’identità nazionale”, così come affermato nella legge che la istituì nel 2012.

Il 17 marzo 1861, fu proclamata ufficialmente la nascita del Regno d’Italia, dopo un lungo e difficile percorso di unificazione nazionale, segnando l’inizio della nostra storia comune. E non a caso a questa ricorrenza sono stati uniti i simboli che intendono rafforzare il senso di appartenenza di una intera comunità: la Costituzione, legge fondamentale dello Stato, non solo documento politico ma anche punto di riferimento imprescindibile nell’espressione dei principi essenziali per la vita della collettività; la bandiera, il tricolore verde bianco e rosso, nato a Reggio Emilia nel 1797, come vessillo della Repubblica Cispadana, poi diventato simbolo dei patrioti del Risorgimento, e infine dell’Unità d’Italia.

L’inno scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novaro, “Il Canto degli italiani” composto nel 1847, fu cantato nelle piazze e nei campi di battaglia da uomini e donne in lotta per l’indipendenza e per l’unità nazionale e messo al bando durante il ventennio fascista. Tornato ad essere inno nazionale nel 1946, continua ad essere suonato e cantato in tutte le occasioni ufficiali.

Quando Firenze fu Capitale d'Italia

Il 3 febbraio 1871, con l'approvazione della legge n. 33, si conclude la breve stagione di Firenze capitale. Una legge che arriva dopo mesi di avvenimenti storici che segnano una tappa fondamentale nella storia dell’Italia unita.

Era il 1865 quando venne deciso di trasferire la capitale da Torino a Firenze, attuando il disegno di legge che nel 1864 il Senato aveva approvato in via definitiva per autorizzare la spesa di tale trasferimento.

L'abbandono della città piemontese in favore di Firenze venne accolto da numerosi scontri, culminati con la cosiddetta "strage di Torino": un eccidio compiuto da alcuni membri del Regio Esercito italiano ai danni di gruppi di manifestanti che volevano opporsi al trasferimento della capitale.

Il 3 febbraio Vittorio Emanuele II lascia così Torino e si stabilisce a Firenze, mentre nel novembre del 1865 viene inagurata la IX legislatura. In realtà, come osserva l'archivista e storico Carlo M. Fiorentino, "nel periodo in cui Firenze fu capitale d’Italia, la vita di corte non si distinse per vivacità e brillantezza, sia per le frequenti assenze del re, che preferiva soggiornare nella tenuta di caccia di S. Rossore, sia a causa della sua vedovanza". 

Essa, quindi, fu caratterizzata dal prevalere dell’elemento militare e burocratico, anche se la presenza della monarchia a Firenze, come per esempio in occasione del viaggio di nozze in questa città dei principi Umberto e Margherita, diede alcuni momenti di vivacità.

La popolazione, puntualizza ancora lo storico, visse con un certo scetticismo la presenza della corte a Firenze e, "a differenza di quella di Torino, quando la capitale fu trasferita a Roma, non ne risentì affatto"

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