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Il turismo di massa sta divorando Firenze? Legambiente: “La soluzione è adattarsi con controlli e formazione”

Dopo la pandemia il turismo a Firenze è tornato a splendere come non mai, ma da una parte in molti si chiedono se così facendo le città d'arte stiano perdendo la loro identità

Dopo la pandemia, il turismo a Firenze e in Italia sta tornando a splendere come non mai. Basti pensare ai numeri record registrati dalla Galleria degli Uffizi nel periodo di Pasqua e Pasquetta, con oltre 91.000 visitatori nel giro di soli quattro giorni. Notizie positive, ovvio, ma c'è anche chi storce il naso.

Per qualcuno, infatti, questo turismo di massa nelle città d'arte come Firenze, Venezia o Verona, per fare alcuni esempi, non è sostenibile. Soprattutto dal punto di vista dell'identità, che queste località stanno perdendo, diventando sempre più internazionali. 

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Insomma, si sottolinea il pericolo che i centri storici delle varie città d'arte si trasformino in contenitori di appartamenti per affitti brevi a destinazione turistica, col rischio di modificare l’assetto abitativo e sociale dei centri abitati. Oltre al fatto che un turismo di massa significa anche più produzione di rifiuti e più impatto sull'ambiente. 

“Un aspetto positivo comunque c'è – sottolinea Marco Benedetti di Legambiente Toscana -, ovvero che il turismo è cambiato. Prima si trattava più di turismo mordi e fuggi, adesso a Firenze e non solo arrivano turisti che stazionano di più in città e con maggiore disponibilità economica. Sono persone che esplorano maggiormente, più interessate a scoprire le peculiarità del luogo che visitano. Il problema è un altro. La politica negli ultimi anni non ha fatto assolutamente niente per regolare questo nuovo tipo di turismo. È chiaro che se rimandi negli interventi, poi ti ritrovi ad essere impreparato a questi eventi".

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Il punto, però, secondo Benedetti è un altro: “Dobbiamo metterci in mente che Firenze non è come Venezia, che ha una situazione molto più particolare. Che scuse avremmo noi per limitare gli ingressi in città?”. Più che di limitazioni, infatti, il responsabile regionale sul turismo propone più controlli: “Come avviene in altre città, una possibile soluzione potrebbe essere quella di intensificare i controlli nel centro storico durante i periodi di picco. Non parlo solo di forze dell'ordine, ma anche organizzando gruppi di volontariato”.

Per limitare inoltre l'impatto sull'ambiente, poi, l'associazione propone una maggiore formazione per le strutture ricettive: “Invece di parlare di limitare i flussi, dovremmo pensare a come questi possono impattare meno sulle città. Penso a una formazione migliore per giovani e lavoratori del turismo. Ad esempio, è da molto tempo che stiamo lottando per limitare la plastica all'interno degli alberghi, ma ancora è utilizzata dalla maggior parte delle strutture ricettive".

"Tornare indietro a un centro storico popolato dalla maggior parte dai residenti, comunque, è ormai impossibile - conclude Benedetti -. La soluzione quindi è quella di adattarsi con gli strumenti adatti a un turismo che crescerà ancora di più nelle città come Firenze, Roma o Verona”.

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