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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Gli Uffizi mettono in vendita i loro capolavori, ma solo in formato digitale: Il "Tondo Doni" di Michelangelo venduto per 240mila euro

Una collaborazione tra la società Cinello e le Gallerie degli Uffizi permette la vendita di alcuni dei più iconici capolavori che il museo fiorentino ospita: tra di loro La nascita di Venere e La Primavera. Attenzione: non si tratta di copie, ma di "arte digitale unica"

Chi non vorrebbe nel proprio salotto un Botticelli, un da Vinci, un Michelangelo o un altro capolavoro che è abituato a vedere in un museo? Beh alcuni fortunati potranno, anzi possono. Non stiamo parlando di ladri d'arte ma di collezionisti che grazie alla tecnologia adesso potranno avere nelle proprie case dipinti come La nascita Venere, La Primavera o L’annunciazione di Leonardo. Come? Grazie alla collaborazione tra le Gallerie degli Uffizi e Cinello, azienda leader nella digitalizzazione che ha sede a Firenze, Milano e Copenhagen. Ciascun capolavoro potrà essere replicato nove volte (numero che il museo e l'azienda hanno concordato insieme) e ciascuna di queste "copie", anche se lo chiariamo subito parlare di copie è sbagliato in quanto si tratta di riproduzioni digitali uniche con un prioprio identificativo impossibile da replicare, potrà essere acquistata da un privato, da un museo (in caso di prestito), ma anche 'semplicemente' noleggiata. Il primo Daw (così si chiama) degli Uffizi ad essere venduto è stato il Tondo Doni che ha portato al museo un guadagno di 70mila euro.

"Il costo di ogni opera è stato deciso con il museo, il prezzo è soggetto a trattativa con il cliente e, dopo che l'affare è concluso, con la Galleria dividiamo il pagamento ricevuto al netto delle spese. Per chiarirci il Tondo Doni è stato venduto per 240mila euro, tolti l'Iva e i costi del monitor, della tecnologia e altro siamo arrivati a 140mila euro che sono stati divisi con gli Uffizi" ha spiegato Luca Renzi, direttore generale di Cinello. "Ogni opera digitale è unica per questo il prezzo salirà, mi spiego meglio: chi vorra comprare il Tondo Doni dovrà pagare di più in quanto le copie disponibili non sono più nove ma otto e così via". 

L'azienda, fondata da due ingegneri John Blem e Franco Losi, da anni collabora con alcuni dei maggiori musei italiani (Veneranda Pinacoteca Ambrosiana, Pinacoteca di Brera, Museo Capodimonte e Real Bosco, Complesso della Pilotta, Fondazione Cavallini Sgarbi, Gallerie dell’Accademia di Venezia, Musei Reali di Torino, Galleria nazionale delle marche) e con gli Uffizi le trattative sono iniziate quattro anni fa. Si potrebbe pensare che sia stata una 'giocata' per cercare di rimpinguare le casse doloranti del museo fiorentino, ma le tempistiche non coincidono. Anche se 70mila euro sono una cifra consistente, per gli Uffizi che di euro ne ha persi molti di più (solo nei primi tre mesi di lockdown il bilancio piangeva -12milioni) non è che sia tutta questa boccata d'aria. 

La posizione degli Uffizi è chiara e alla domanda "se si tratta di arte in vendita" hanno risposto un "no" secco. "Non si tratta di arte in vendita, sono opere uniche. Non siamo certo noi che mettiamo l'arte in vendita, a quello pensano le aste. Questa collaborazione permetterà di investire in restauri e in interventi al museo e alle opere. Non viene sminuita l'unicità dell'opera esposta in quanto nulla potrà mai essere paragonato al poter vedere il Tondo Doni di Michelangelo a due centimetri dal naso in Galleria". 

La lista che la Galleria aveva fornito a Cinello era di circa 40 opere, numero che è andato a diminuire fino, di seguito le più significative, oltre il Tondo Doni, che potranno essere riprodotte e vendute: la Madonna del Granduca, la Velata e la Madonna del Cardellino di Raffaello, La nascita di Venere, la Primavera e la Calunnia di Botticelli, L’annunciazione e il Battesimo di Cristo di Leonardo, L’Eleonora da Toledo del Bronzino, il Bacco di Caravaggio, I quattro filosofi di Rubens, La leda e il cigno di Tintoretto, la Venere di Urbino di Tiziano, La veduta di Palazzo Ducale a Venezia di Canaletto.

Cosa sono i Daw: Digital Art Work

Ma cosa sono queste riproduzioni digitali? In parole semplici immaginatevi uno schermo incorniciato. In parole complesse: ogni 'copia', anzi DAW® (Digital Art Work), è un multiplo digitale di un capolavoro della storia dell'arte. "Viene prodotto in serie limitata, certificato, in scala 1:1 esattamente come l'originale, protetto con un sistema di crittografia digitale brevettato. Il contenuto tecnologico straordinariamente elevato lo rende assolutamente incopiabile garantendone l’unicità. Per ogni DAW viene creato un token NFT sulla Blockchain che ne certifica la proprietà e in più la doppia autenticazione, sia da parte degli Uffizi sia della Cinello, attesta ancora di più l'effettiva unicità dell'opera" ha aggiunto Renzi, direttore generale di Cinello. Questa tecnologia è pensata anche e soprattutto per la salvaguardia delle opere, in alcuni casi non sarà più necessario spostare i dipinti, basterà - si fa per dire - uno schermo.

A chi ha dei dubbi sulla sicurezza della riproduzione Renzi risponde: "Il nostro brevetto permette un'elevata sicurezza che impedisce la replica dell'opera digitale, per questo siamo in grado di affermare che non potranno mai esserci più copie di quante decise con il museo. Con gli Uffizi ogni opera non potrà essere replicata più di nove volte. Il prezzo di ogni capolavoro digitale cambia a seconda del tipo di opera e dell'autore. Al momento non abbiamo altre richeste per gli Uffizi, mentre ne abbiamo per altri musei. Ovviamente si tratta di costi molto elevati che non tutti si possono permettere. Il Tondo Doni è stato acquistato da un collezionista romano". Da ieri il fortunato appassionato d'arte potrà godere dei colori e dei dettagli che Michelangelo dipinse tra il 1505 e il 1506.

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