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Ricercatore toscano combatte test sugli animali con algoritmi e simulazioni matematiche

Ha vinto il Lush Prize 2020 per la sua innovativa piattaforma che permetterà di testare due sostanze in contemporanea per verificarne la tossicità

Un  ricercatore toscano sta collaborando attivamente per costruire la strada che porterà all'abbandono dei test sugli animali. Si chiama Edoardo Carnesecchi, è nato a Massa Marittima (Grosseto) e ha sempre avuto una passione per l'efficienza. "Non sono mai stato un animo romantico e sono sincero non lo faccio per gli animali, ma per la scienza. Crescendo ho maturato un interesse sempre maggiore per la ricerca di metodi alternativi di sperimentazione, con lo scopo di ottenere il massimo risultato con il minor sforzo" spiega Edoardo.

Il suo progetto, una piattaforma web che permette di analizzare le reazioni chimiche e biologiche delle miscele senza il coinvolgimento di cavie, gli è valso il Lush Prize 2020. Il premio, il più grande nel campo della sperimentazione non animale, consiste in 10mila sterline da poter investire nel proprio progetto. Oltre a lui altri quattro giovani scienziati hanno vinto questo riconoscimento.

L’ottava edizione del Lush Prize, dal titolo “Can Big Data replace animal testing” (Possono i Big Data possono sostituire i test sugli animali), si è concentrata sul ruolo dei Big Data nella strada verso la completa sostituzione dei test sugli animali con metodi alternativi; gli scienziati e i ricercatori si sono confrontati su progetti sviluppati nell’ambito della tossicologia computazionale grazie all’ausilio di sistemi di Intelligenza Artificiale (AI) e Machine Learning. E proprio sui Big Data si basa il lavoro di Edoardo: esiste una grande quantità di dati - risultati di sperimentazioni sugli animali - che le industrie forniscono agli Enti Regolatori (ECHA o EPA) e con questi si possono creare modelli matematici per studiare le sostanze chimiche senza ricorrere a ulteriori cavie.

Carnesecchi attualmente sta svolgendo il suo Dottorato in tossicologia computazionale all'Università di Utrecht e proprio con loro, e in collaborazione con l'Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano, porterà avanti il suo progetto. Questi studi saranno ogni anno più importanti: "secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite (UNEP, 2019), entro il 2030 la produzione mondiale di prodotti chimici raddoppierà" con conseguente ricerca di alternative alle sostanze chimiche pericolose. Ciò porta alla necessità di sviluppare delle alternative sempre più valide ai test sugli animali.

Come hai scoperto il Lush Prize e perché hai deciso di partecipare?

Come tutti i ricercatori sono sempre alla ricerca di fondi per finanziare le mie ricerche. Attraverso i canali social ho trovato questo premio e sono molto felice del risultato. E' il primo premio ad personam che vinco che sosterrà economicamente i miei progressi scientifici.

Hai vinto il premio come "Giovane ricercatore", in cosa consiste il progetto?

Il progetto che ho presentato è il risultato di tre anni di studio. Si tratta di una piattaforma software che permetterà di studiare e testare due sostanze in contemporanea per verificarne la tossicità e valutarne i possibili effetti negativi sull'essere umano. La rivoluzione sta nel poter verificare una miscela, visto che, al momento, i modelli matematici e le piattaforme disponibili sul mercato non permettono questa contemporaneità, ma consentono che sia testata una sostanza alla volta.

Come funziona la piattaforma web?

La piattaforma permette di simulare matematicamente fenomeni di natura chimica o biologica senza bisogno di utilizzare cavie. Ciò è possibile grazie alla grande quantità di dati che sono stati raccolti dagli enti regolatori - sia in Europa sia in altri continenti - da varie industrie: i dati sono il risultato di anni di sperimentazioni su cavie. Lo scopo del mio progetto di ricerca, e quello di altri nel mondo, è proprio quello di andare a sostituire sempre di più i test sugli animali. Questo tipo di tecnologia permetterà alla comunità scientifica di valutare la tossicità delle sostanze chimiche in un modo più efficiente, rapido e sostenibile.

Fra quanto si potrà raggiungere l'obiettivo?

La strada è molto lunga, non si può dare una data precisa, anche perché dipende dal grado di dettaglio che vogliamo dare allo studio, per rispondere in modo ironico potrei dire "forse non sarò neanche più vivo quando ci arriveremo". Bisogna essere realisti: al momento è ancora necessario testare sugli esseri viventi, non siamo in grado di sostituirli, ma se pensiamo che in Europa sono vietati i test sugli animali per i cosmetici, possiamo affermare che il cambiamento arriverà davvero prima o poi.

Quali tipi di sostanze verranno testate?

Saranno analizzate le miscele chimiche, perché come spiegato in precedenza l'innovazione sta proprio in questo. Lush è stata molto trasparente e non ha alcuno scopo di lucro: ci lascia liberi di scegliere come portare avanti gli studi, le uniche regole da seguire sono il "non testare sugli animali" e che sia la "persona vincitrice del premio a compiere il progetto".

Al momento la tua carriera da ricercatore è legata all'estero, pensi di tornare in Italia?

Sì, vorrei tornare in Italia. Sono molto legato alla mia terra e pensare di lasciarla mi dispiace. Nel nostro Paese però c'è molta competizione e per pochi posti. I contratti sono a tempo 'super determinato' e con una paga non adeguata. Cercare fondi per finanziarsi non è semplice, però sì sogno di poter fare ricerca in Italia che poi è il sogno di molti colleghi che da anni lavorano all'estero.

Parlando di colleghi, tra di voi c'è collaborazione o competizione?

Io ritengo che senza il dialogo non sia possibile raggiungere gli obiettivi. La scienza è scienza solo se condivisa, per questo è importante pubblicare sulle riviste scientifiche e confrontarsi con i colleghi. Ad esempio, se la Cina avesse comunicato, da subito, tutti i dati sul Covid avremmo potuto agire in un modo più efficacie. La pandemia, purtroppo, ha reso evidente quanto la ricerca sia fondamentale anche per l'Italia.

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