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Chi era Stefano Bardini, principe fiorentino degli antiquari

In occasione del centenario incontri speciali ed eventi rendono omaggio a questa figura storica che ha lasciato in eredità a Firenze una vasta collezione di enorme pregio

A Firenze Stefano Bardini ha lasciato un'eredità non da poco. Oltre al museo, situato in piazza de' Mozzi, è nota anche Villa Bardini, utilizzata come location per ospitare eventi e mostre, sopratutto nel periodo estivo. Ma chi era Stefano Bardini? Difficile dirlo esattamente. Artista, restauratore ma soprattutto amante dell'antiquariato. E' proprio  questa sua passione che lo rese un personaggio di spicco dell'800' fiorentino. Prima dell'amore per l'antiquariato, Bardini era amante dell'arte. Studiò pittura all'Accademia delle Belle Arti di Firenze e frequentò il "Caffè Michelangiolo", entrando a far parte del movimento dei Macchiaioli. L'arte però si sa, è una dote, e Bardini non ne fu molto dotato. Trovò così un altro modo per conciliare le sue passioni, dedicandosi al mercato dell’antiquariato, in quel periodo al massimo della sua espansione. 

La nascita del Museo e Villa Bardini

A Firenze prese vita così la Ditta Bardini, con corrispondenti e mediatori in Italia e nel mondo. Tra i clienti, il Kaiser-Friedrich-Museum di Berlino, il Louvre, il Victoria and Albert Museum di Londra e collezionisti del calibro di Isabella Gardner Stewart, John Pierpont Morgan, John J. Johnson e i coniugi Jacquemart-André. Secondo una testimonianza di Emma Bardini, figlia dell’antiquario, la fortuna economica del padre sarebbe iniziata con la vendita di un tappeto persiano del XVI secolo, oggi conosciuto come il “Boston Hunting Carpet”, acquistato per poche lire e rivenduto per migliaia. 

Questa ditta si trasformò poi in museo, noto oggi come Museo Bardini, edificio acquistato e restaurato da lui stesso nel 1881, con pareti di uno splendido colore blu, ispirato alle dimore internazionali della nobiltà, in particolare russa. Una collezione vasta e di enorme pregio, lasciata in eredità alla città di Firenze, insieme ad altri immobili. Oggi il museo offre oltre 3600 opere, tra pitture, sculture, armature, ceramiche, mobilia pregiata e numismatica. Fra le più importanti, troviamo opere di Donatello, Antonio del Pollaiolo, Tintoretto, Tiepolo, Guercino e gli originali del “Cinghiale” di Pietro Tacca e del “Diavolino” del Giambologna. La villa invece fu acquistata da Bardini nel 1913, che diede il via a una serie di grandi rinnovi e modifiche. Alla morte di Stefano, la proprietà passò al figlio Ugo. Con la morte di Ugo Bardini, senza eredi (1965), iniziò un lungo iter burocratico sull'eredità, conclusasi solo nel 1996 grazie all'interessamento di Antonio Paolucci, allora Ministro per i Beni Culturali, che fece adempiere alle condizioni del defunto il quale aveva destinato le sue proprietà alla città di Firenze. Dopo vari anni di incuria e abbandono, la villa è stata completamente ristrutturata dall'Ente Cassa di Risparmio di Firenze e riaperta al pubblico nel 2006, con uno spazio per esibizioni temporanee al pian terreno. Nel corso del 2007 e 2008 sono stati aperti anche il Museo Roberto Capucci e il Museo Annigoni, un ristorante e uno spazio per mostre di arte contemporanea.

In occasione del centenario, che si celebra proprio oggi, per tutto il 2022 incontri speciali ed eventi rendono omaggio a questa figura definito da tutti come il “Principe degli Antiquari” e dai fiorentini "Stefanaccio" per il suo carattere forte, dal gusto per l'arte indubbiamente eccezionale e che, attraverso la sua opera e le straordinarie collezioni, fu arbitro indiscusso della più straordinaria generazione di antiquari che la città abbia mai conosciuto. 

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