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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Lo sciopero delle sigaraie alla Manifattura Tabacchi: quando avvenne e perché fu importante

Un avvenimento ricordato per il coraggio delle donne dell'epoca, che manifestarono il loro dissenso contro il fascismo

L'episodio dello sciopero delle sigaraie fu un importante avvenimento che accadde alla Manifattura Tabacchi a Firenze, ricordato per il coraggio di quelle donne che manifestarono il loro dissenso contro il fascismo. Il 3 marzo 1944 i partiti antifascisti misero in atto uno sciopero generale che avrebbe dovuto coinvolgere le grandi aree industriali dell’Italia centro-settentrionale.

Pignone, Ginori, Galileo e la Manifattura Tabacchi, fra le più grandi fabbriche dell'area fiorentina, decisero di aderire allo sciopero generale insieme a molte altre piccole aziende. Il caso della Manifattura Tabacchi è ancora adesso esempio di unità e di coraggio: all’epoca dello sciopero il 90% degli addetti era rappresentato da donne. Alle ore 13, ora di inizio dello sciopero, due sigaraie, Marina e Valeria, staccarono l’interruttore principale delle macchine e incitarono le compagne ad abbandonare il lavoro e a recarsi nel cortile dell’azienda a chiedere la fine della guerra e più cibo per i figli. In precedenza loro stesse avevano raccomandato gli uomini che lavoravano all’interno dell’azienda di non esporsi troppo perché sarebbero stati in maggiore pericolo in caso di una possibile reazione da parte delle autorità. 

In contemporanea un gruppo di loro si presentò al direttore della Manifattura presentandogli le richieste delle scioperanti. Il direttore assentì nel presentare alle autorità competenti le loro richieste, purché loro riprendessero subito il lavoro. In risposta le sigaraie dichiararono che lo avrebbero fatto solo dopo che le loro richieste fossero state accolte.

Le sigaraie continuavano imperterrite la loro protesta, così la direzione decise di convocare il fascista Mario Carità capo di una famigerata banda, accompagnato da diversi repubblichini armati. Durante il giro nei reparti gli furono riservate molte ingiurie tanto che un repubblichino sparò in aria per intimidire e una sigaraia gli gridò: “Vigliacco, sparaci addosso se hai coraggio”. Carità non riuscì ad individuare chi fosse la coraggiosa autrice del gesto e fece prendere a caso tre donne per portarle dal direttore. 

Lungo il tragitto, da alcune finestre gli furono gettati contro dei volantini antifascisti. Questo aumentò la rabbia di Carità e la protesta si inasprì. Le sigaraie dimostrarono grande prontezza di spirito: una di esse infatti avvisò la portineria che in alcuni reparti i militi di Carità stavano riempendosi le tasche di sigarette. Richiamati nell’ufficio del commissario amministrativo, ne furono rese circa 4.000. Questo comportò il rilascio delle tre sigaraie e i lavoratori dichiararono che non avrebbero ripreso a lavorare finché la banda Carità fosse uscita dallo stabilimento. Dopo tre giorni di sciopero totale le sigaraie rientrarono in fabbrica, ma a quel punto partì lo sciopero bianco. 

Alla fine l’8 marzo una nota del C.T.L.N. riporta quali furono esattamente i successi delle operaie: “Hanno posto le loro rivendicazioni e sono riuscite ad ottenere le 192 ore; una distribuzione di 100 sigarette mensili, un sostanziale miglioramento della mensa aziendale; la possibilità di uscire immediatamente, in caso di allarme, dallo stabilimento, senza essere sottoposte alla solita fruga”.

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