rotate-mobile
social

Marchio del Patrimonio Europeo: il Museo Galileo di Firenze in corsa per il riconoscimento

Insieme al museo altri due siti in Toscana in lizza per il prestigioso riconoscimento

Il Museo Galileo di Firenze, incluso il famoso telescopio, è tra i 13 candidati italiani per  il “Marchio del patrimonio europeo” (edizione 2023). Riconoscimento Ue, noto anche con la denominazione “European Heritage Label”, finalizzato a valorizzare, a cadenza biennale, il patrimonio culturale comune, tramite il quale rafforzare il senso di appartenenza all’Unione.  

Insieme al museo ci sono altri due siti selezionati in Toscana: si tratta del Museo dei Bozzetti "Pierluigi Gherardi" (Pietrasanta), dove sono conservati 700 bozzetti di sculture di oltre 350 artisti che hanno scelto i laboratori di Pietrasanta e della Versilia per realizzare le proprie opere, e il Parco Nazionale della pace di Sant’Anna di Stazzema (Lucca), che ha l'obiettivo di mantenere viva la memoria storica dei tragici eventi dell’estate del 1944 ed educare le nuove generazioni ai valori della pace, della giustizia, della collaborazione e del rispetto fra i popoli e gli individui. 

Una commissione ministeriale, che sarà appositamente costituita con decreto del segretariato generale, valuterà entro l’8 febbraio i siti migliori dal punto di vista della rilevanza europea, della qualità progettuale e della capacità operativo-gestionale. Le candidature, fino a un massimo di due, dovranno essere presentate alla Commissione europea entro il 1° marzo 2023. Solo un sito potrà poi essere insignito del riconoscimento per ciascuno Stato membro tra i partecipanti all’iniziativa, così come previsto dalla decisione istitutiva del “Marchio del patrimonio europeo”.

L’ultimo sito italiano a essere insignito del titolo, nell’ambito della selezione 2021, è stato il comune di Ventotene lo scorso aprile, che si è aggiunto agli altri tre luoghi già selezionati: il museo Casa De Gasperi (Marchio nella selezione 2014), Forte Cadine (Marchio nella selezione 2017) e l’area archeologica di Ostia antica (Marchio nella selezione 2019).

I progetti relativi alla selezione del 2023 sono:  

  • Aquileia, terra di dialogo proposto dalla Fondazione Aquileia di Aquileia (Udine);
  • Archivio di Stato di Palermo proposto dalla Soprintendenza archivistica della Sicilia-Archivio di Stato di Palermo;
  • Area archeologica Foro Romano e Palatino proposto dal Parco archeologico del Colosseo;
  • Complesso monumentale di San Vincenzo al Volturno proposto dalla Direzione Regionale Musei Molise;
  • Galleria del Grano Pasta Museum proposto dalla associazione Galleria del Grano di Gragnano (Napoli);
  • I luoghi dell’Operazione Avalanche proposto Amministrazione Comunale Città di Battipaglia (Salerno);
  • Il patrimonio immateriale arbereshe di Piana degli Albanesi - Hora e Arbëreshëvet proposto dal comune di Piana degli Albanesi (Palermo);
  • Il telescopio di Galileo: una storia europea proposto dal Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze;
  • Museo dei Bozzetti “Pierluigi Gherardi” proposto dal Comune di Pietrasanta (Lucca);
  • Ponte San Leonardo di Termini Imerese proposto dall’ Associazione Rodoarte onlus di Palermo;
  • Roma, Campidoglio, Musei Capitolini – Sala degli Orazi e Curiazi proposto da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali;
  • Sant’Anna di Stazzema proposto dal Parco Nazionale della pace di Sant’Anna di Stazzema (Lucca);
  • Tempio Voltiano proposto dai Musei Civici del Comune di Como.

Il telescopio di Galileo

Il 21 agosto 1609 Galileo Galilei rivoluzionò il mondo dell’astronomia: presentò al governo veneziano il suo cannocchiale. Ebbe il merito del perfezionamento e del primo uso astronomico delle lenti, che furono costruite nel 1607 da occhialai olandesi. Per la costruzione del suo telescopio, Galileo usò le sue mani: levigò le lenti, le combinò in modo congeniale, assemblò i vari pezzi. Costruì un tubo in legno, con due lenti di vetro alle estremità, una concava e l’altra convessa, il tutto accorpato con vari accessori. Unì quindi la consapevolezza del legame tra i suoi strumenti e il metodo scientifico, alla sua eccezionale abilità nel progettarli e costruirli. Con il risultato di riuscire a moltiplicare il potere d’ingrandimento del suo telescopio da 3x (tre ingrandimenti), fino a 8x, raggiungendo poi i 20-30 ingrandimenti. Le lenti olandesi si trasformarono a tutti gli effetti nel telescopio galileiano.

Tramite il suo genio, fu possibile quindi osservare per la prima volta il cosmo, con uno strumento ben più potente e “scientifico” dell’occhio nudo. Scoprì la costituzione stellare della Via Lattea, con i suoi ammassi di stelle e corpi celesti, individuò i quattro maggiori satelliti di Giove (Io, Europa, Ganimede, Callisto) che chiamò “satelliti medicei”, per rendere omaggio alla famiglia dei Medici. La scoperta di questi elementi confutavano la tesi che tutti i pianeti girassero intorno alla Terra, confermando invece la teoria eliocentrica di Niccolò Copernico, a discapito di quella geocentrica di Aristotele, che sosteneva erroneamente l’esistenza di un universo con la Terra posta al centro.

Grazie a Galileo, in 400 anni la visione dell’universo si è completamente rivoluzionata. I due soli telescopi di Galileo esistenti al mondo sono attualmente conservati presso il Museo Galileo – Museo di Storia delle Scienze di Firenze.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Marchio del Patrimonio Europeo: il Museo Galileo di Firenze in corsa per il riconoscimento

FirenzeToday è in caricamento