rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
social

Firenze e la numerazione civica: quando nacque il sistema moderno

Dal sistema napoleonico a quello dei pari e dispari, ecco come si è evoluta la toponomastica nella città gigliata

Al giorno d'oggi, per trovare un indirizzo, basta prendere il telefono, andare sul navigatore e scrivere la via da cercare. In passato però non era così semplice. Per quanto riguarda Firenze, a seguito dell’annessione della Toscana all’impero francese, i nuovi governanti stranieri si erano sostituiti alle tradizionali magistrature dei granduchi lorenesi. Questo comportò una serie di cambiamenti, come orientarsi in modo univoco in città con un sistema di riferimento diverso da quello tradizionale. 

Anticamente le città europee non presentavano la numerazione degli edifici. Vicoli, chiassi, canti e piazzette avevano infatti nomi spesso coniati in riferimento ai palazzi nobiliari (“ai Tornaquinci, “a’ Peruzzi”), alle botteghe e osterie (“a’ Ferravecchi, all’Osteria di’ Porco”), ai tabernacoli e alle chiese (“alla Madonna della Tromba, a San Tommaso”), ai canti (“al Canto alla Catena, alla Croce Rossa”) e questo era sempre bastato a tutti per intendersi. 

Il 21 ottobre 1808 la Giunta Straordinaria Toscana, organismo di amministrazione locale in funzione dal 12 maggio 1808, prese una decisione: cambiare profondamente il sistema di identificazione di case, palazzi e immobili. Si passò così da una numerazione e toponomastica per parrocchie (“numerazione parrocchiale” stabilita in base al “Registro degli Stati d’Anime”) a una generale, di competenza pubblica locale, introducendo anche a Firenze un metodo che in Italia, per la prima volta, era stato sperimentato a Milano. Questo fu fatto per facilitare il servizio della Posta delle lettere, della Polizia e degli alloggi militari. Al primo articolo si precisava: “ciascuna casa, esistente all’interno delle mura nella città di Firenze, avrà un numero particolare segnato esternamente e nella parte la più apparente. I numeri si seguiteranno senza interruzione fino all’ultimo”. 

Il nuovo sistema entrò in vigore a partire dal 1809, e prevedeva che ogni strada della città fosse denominata, mentre ogni abitazione, negozio, palazzo pubblico doveva dotarsi di un numero progressivo, indicato con targa uniforme, partendo dal N. 1, costituito da Palazzo Vecchio, e procedendo a cerchi concentrici via via allargati (Ponte Vecchio, numero 1288, Torrino di Santa Rosa, numero 3341 e così via). Sulla base del decreto della Giunta, furono assegnati in prima battuta 8.028 numeri.

La fine dell'Impero Napoleonico e l'arrivo della numerazione moderna

Quando nel 1814 l'impero francese cadde, Firenze ritornò sotto il governo dei granduchi lorenesi. Questo non cambiò le cose. Il nuovo sistema di numerazione infatti fu apprezzato per la sua funzionalità, e quindi mantenuto. Solo negli anni Quaranta dell'Ottocento la numerazione fu cambiata, quando iniziò la trasformazione urbanistica della città con la realizzazione di nuovi quartieri, come la Mattonaia, il Maglio e le Cascine. Alla fine fu sostituito da quello attuale, che prevede la numerazione strada per strada, con i numeri dispari sul lato sinistro e i numeri pari sul destro. 

Nelle strade parallele al fiume, la progressione numerica va da monte a valle, in quelle perpendicolari, la numerazione progredisce man mano che ci si allontana dall'Arno. I numeri rossi furono istituiti negli anni Trenta del Novecento, per distinguere gli ingressi delle abitazioni civili da quelli delle attività commerciali (di colore rosso, accompagnati dalla lettera ‘r’). 

Firenze è, insieme a Genova, l'unica città d'Italia ad avere la particolarità dei numeri rossi. I numeri progressivi definiti in età napoleonica, con caratteri a olio uniformi, sono ancora visibili in rarissimi punti, accanto alla numerazione oggi in vigore.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Firenze e la numerazione civica: quando nacque il sistema moderno

FirenzeToday è in caricamento