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Il prete del dissenso: chi era Enzo Mazzi e perché fu importante per l'Isolotto

Parroco dal 1954 al 1968. Esercitò l'azione pastorale con un approccio missionario, mettendo il quartiere al centro dell'attenzione mondiale

Pochi giorni fa è stato presentato al 63° Festival dei Popoli un docufilm che racconta la storia della comunità dell'Isolotto, legata alla figura di Don Enzo Mazzi. Ma perché questo prete fu così importante per la comunità, tanto da arrivare alla ribalta della cronaca nazionale? 

Don Enzo Mazzi fu parroco nel quartiere dell'Isolotto, dal 1954 al 1968, dove esercitò la sua azione pastorale con un approccio missionario, senza eccessivi riferimenti dogmatici o dottrinali e professando l'esercizio gratuito del ministero rifiutando pagamenti sia per la messa che per tutti i sacramenti. Incarnava quello che si può definire un prete di strada, poco stretto tra le pareti della chiesa (in senso metaforico e letterale), partecipe alla vita e alle esigenze della collettività. E soprattutto intenzionato a produrre nella sua comunità una coscienza solidale, rispettosa delle problematiche familiari e individuali anche in difformità con i dogmi dottrinali. Sempre pronto ad aprire la sua canonica a disabili, ex carcerati e nuclei familiari in difficoltà. 

Fu lui il 31 ottobre 1968 a rendersi protagonista del primo atto di 'ribellione ecclesiale' in Italia, aprendo, di fatto, la stagione del dissenso. Mazzi si schierò a fianco di un gruppo di giovani che a Parma aveva occupato la cattedrale contro la costruzione di una chiesa finanziata dalla locale Cassa di risparmio. Il cardinale Ermenegildo Florit chiese al sacerdote di "ritrattare la lettera o di dimettersi" da parroco e, per tutta risposta, Mazzi convocò i suoi parrocchiani in assemblea in piazza e, davanti a loro, rispose "no" al vescovo. Per lui scattò la rimozione da parroco e la chiesa fiorentina si spaccò tra coloro che cercavano una soluzione più morbida, che in qualche modo facesse tornare indietro il cardinale Florit e lo stesso Mazzi. Tra i due, però, non ci fu dialogo, nonostante gli inviti rivolti ad entrambi da una parte dei preti fiorentini, tra cui il futuro arcivescovo Silvano Piovanelli, che fu tra i firmatari di una lettera che non ebbe risposta. L'arcivescovo Florit, dopo aver fatto sgomberare la canonica, nominò un nuovo parroco all'Isolotto. E don Mazzi dette vita alla Comunità di base che da allora, fino ad oggi, ha continuato a riunirsi ogni domenica per una celebrazione nei prefabbricati costruiti vicino alla chiesa. Qualche anno più tardi, nel 1974, per Enzo Mazzi arrivò la sospensione a divinis e poi "ridotto" allo stato laicale. 

Negli anni successivi continuò ad aiutare i discriminati e gli emarginati e si espose apertamente in favore dell'eutanasia accogliendo nel 2009 Beppino Englaro, padre di Eluana, quando giunse a Firenze per ricevere la cittadinanza onoraria.  Insomma, negli anni 50' e 60' l'Isolotto poteva considerarsi un territorio di frontiera, e Don Mazzi ha rappresentato uno dei pionieri indiscussi.

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