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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Brunelleschi e le sue burle: il lato del genio che non tutti conoscono

Secondo alcune testimonianze il noto scultore aveva un talento nell'organizzare scherzi e non solo cupole maestose

Quando si pensa a Filippo Brunelleschi la prima cosa che viene in mente è il suo genio. Un uomo visionario, progettista della più grande cupola in muratura mai realizzata al mondo, quella del Duomo di Firenze ovviamente. Non tutti sanno però che, secondo alcune voci, Brunelleschi era anche un grande architetto di scherzi, tipico atteggiamento di un fiorentino verace. 

Uno dei più famosi è sicuramente una sua burla giocata nel 1409 ai danni di Manetto Ammanatini, detto Il Grasso. Svoltasi a Firenze nell’inverno del 1409, la vicenda ha inizio una domenica sera, quando Il Grasso non si presenta a casa di Tommaso Pecori, là dove era stata organizzata e preparata una cena tra uomini dabbene, i quali, sentitisi offesi dalla sua ingiustificata assenza, cominciano a tramare svariati piani di vendetta. Tra questi, il più geniale, ma anche il meno fattibile, appare quello immaginato da Brunelleschi: convincerlo di aver assunto un'altra identità. Ma si sa, Brunelleschi amava le sfide.

Con uno stratagemma si chiuse in casa di Manetto, che così non poté più entrare. Quando questi, stranito per i vari tentativi andati a vuoto, si mise a urlare, la voce di Brunelleschi gli rispose da dentro, chiamandolo "Matteo". A nulla valsero le smentite del Grasso, che si affannava nel dire che no, altroché Matteo, lui era Manetto. In più uno dei complici della burla, per strada, finse di riconoscerlo sempre come Matteo, dicendo che non gli aveva pagato un debito.  Così il Grasso fu pure arrestato. La burla ebbe effetto: Manetto ormai era disperatamente convinto di essere diventato un'altra persona, tal Matteo Mannini, un nullafacente che viveva a carico della famiglia. Si dice che Il Grasso, alla fine, per la vergogna di essersi fatto gabbare in quel modo, scappò in Ungheria. E pare che lì fece pure fortuna.

La vicenda era così famosa che venne pubblicata, diventando un successo editoriale dal titolo "Novella del Grasso legnaiuolo", di cui esistono varie versioni e una è riportata nei manoscritti conservati presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Fu il biografo dell’architetto, Antonio Manetti, a decidere che la Novella del Grasso legnaiuolo meritasse di essere consegnata ai posteri in una versione che fosse quanto più vicina possibile alle parole del Brunelleschi.

Molti secoli più tardi il regista Neri Parenti si sarebbe ispirato ad essa per il film "Amici miei - Come tutto ebbe inizio", prequel della saga capolavoro di Mario Monicelli, nella quale si celebra quello spirito fiorentino di cui anche Brunelleschi era portatore sano. 

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