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Martedì, 23 Aprile 2024
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Il crocifisso di Cimabue in Santa Croce: perché rappresenta la rinascita di Firenze dopo l'alluvione

Ancora oggi, il Cristo di Cimabue è il simbolo dell’alluvione di Firenze e della sua rinascita.

Ancora oggi, il Cristo di Cimabue è il simbolo dell’alluvione di Firenze e della sua rinascita. Sommerso dal fango e dall’acqua all’interno del complesso della Basilica di Santa Croce dove si trovava, fu reso quasi completamente illeggibile conservando solo il 30 % della sua pittura originaria. L’opera, all’indomani della catastrofe, fu presa in ‘cura’ dai migliori restauratori, l'Opificio delle Pietre Dure, lo ha restituito alla visione del pubblico, grazie al metodo innovativo dell’"astrazione cromatica" che venne applicato sul campo per la prima volta. un metodo destinato a fare scuola, che prevedeva di ricreare un collegamento cromatico o cromatico e formale laddove sono presenti lacune o abrasioni della pellicola pittorica. 

Il crocifisso fu restituita agli amanti del bello solo dopo dieci anni di minuzioso lavoro, precisamente il 15 dicembre del 1976. Purtroppo la perdita del sessanta per cento della superficie pittorica non permette più di apprezzarne l’altissima qualità tecnica, ma non ha scalfito la sua potenza espressiva. Per proteggerla dal rischio alluvionale nel 2013 è stata appesa nella sagrestia. il ritorno dell’opera, al posto che più le competeva, fu vissuto dai fiorentini con una grande partecipazione. Un evento che in un certo senso sanciva il ritorno definitivo alla normalità. Firenze si era finalmente ‘asciugata’. 

La storia del crocifisso 

Nel 1948 fu musealizzato agli Uffizi, ma dieci anni dopo, con la sistemazione del museo di Santa Croce, fece il suo ritorno al complesso francescano. Qui fu purtroppo semidistrutta durante l'alluvione di Firenze del 1966, venendo travolta dalle acque, che staccarono irrimediabilmente gran parte della superficie dipinta. Restaurata con la massima cura possibile, la superficie pittorica appare oggi perduta per amplissime porzioni. Nonostante ciò restano le fotografie a testimoniare lo straordinario valore dell'opera.  Nella sua storia critica recente l'opera suscitò numerosi dubbi, anche per le difficoltà di stabilire esattamente i contorni stilistici del corpus di Cimabue in generale. 

La visita di papa Paolo VI

50 giorni dopo, il 24 dicembre, papa Paolo VI celebra la messa della Vigilia di Natale in Santa Maria del Fiore. Il papa decise di celebrare questa messa a Firenze, non solo per portare la sua partecipazione alla fatica della città e dire la sua ammirazione per la laboriosità che i fiorentini hanno ancora una volta saputo mettere in atto, ma soprattutto per invitare il popolo a rinascere. 

Finita la celebrazione, il papa chiese di poter veder il Cristo del Cimabue che egli stesso definì la vittima più illustre dell’alluvione.
Il papa si soffermò di fronte al crocifisso in una preghiera silenziosa. Simbolo dell’Alluvione e della Risurrezione di Firenze, il legno di Cimabue si è così offerto quella notte alla meditazione di Paolo VI e alla meditazione di ogni fedele che poi si sia inginocchiato ai suoi piedi.

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