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Chi era Simonetta Vespucci, la Venere dipinta dal Botticelli

Capolavoro dell'arte rinascimentale, la Venere è uno dei simboli di Firenze nel mondo. Ma chi è la donna raffigurata nel quadro? Secondo alcuni si tratterebbe di Simonetta Vespucci, nobildonna di rara bellezza

Simonetta Vespucci, ninfa e dea del Rinascimento 

Dopo la sua morte nel 1476, la figura di Simonetta finì per incarnare il concetto stesso di bellezza rinascimentale, cantato e omaggiato dai poeti della Firenze medicea.

Lorenzo il Magnifico compose in sua memoria quattro sonetti, in uno dei quali paragona l'anima della giovane ad una stella luminosissima apparsa in cielo. 

Nella lirica "In morte di Simonetta Cattaneo genovese" di Bernardo Pulci, Simonetta viene assimilata dal poeta alla Laura di Petrarca e alla Beatrice dantesca, oltre che raffigurata come una splendida ninfa.

Angelo Poliziano nel componimento "Stanze per la giostra del magnifico Giuliano di Pietro de’ Medici" favoleggia persino un amore idilliaco e platonico tra Simonetta e Giuliano de’ Medici, il fratello di Lorenzo ucciso nel 1478 nella congiura dei Pazzi.

Secondo lo storico dell'arte Aby Warburg, il poemetto di Poliziano avrebbe ispirato lo stesso Botticelli nella realizzazione dei suoi due grandi capolavori, rispettivamente La nascita di Venere e La primavera. Anche per questo motivo, la bella genovese è considerata la donna ritratta in entrambi i quadri botticelliani.

Sebbene questa tesi sia incerta e ancora oggetto di profonde discussioni, è possibile comunque affermare che Simonetta Vespucci incarnò l'ideale di bellezza della Firenze del '400 e di tutto il Rinascimento: una donna ideale e bellissima, custode di ogni virtù.

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