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Il carcere delle Stinche: storia del luogo di detenzione dove oggi sorge il Teatro Verdi

Un luogo di cultura che un tempo era un temutissimo carcere

Quando si immagina Firenze nei secoli passati si pensa all’arte, alle scienze, all’architettura e alla ricchezza culturale. Difficilmente la si immagina costellata di posti terribili e temuti come le carceri, che invece si trovavano in più luoghi della città, spesso di piccole dimensioni. Un tempo, dove oggi ha sede il Teatro Verdi, sorgevano le cosiddette Stinche, il primo edificio appositamente costruito allo scopo di concentrare in un unico luogo i detenuti. Infatti, fino a quel momento, erano sparsi in vari spazi riadattati a prigione (chiamate "burelle", sotterranei delle rovine dell'anfiteatro romano, o in varie torri, come la Volognana, la Monfiorita, la Pagliazza e la Torre di Arnolfo, in Palazzo Vecchio). 

Era situato tra Via Ghibellina, Via Verdi, Via dei Lavatoi e Via Isola delle Stinche, che non a caso prende il nome dall'edificio.

La costruzione fu deliberata il 7 novembre 1299 dal Consiglio dei Cento (importante organo nel sistema costituzionale fiorentino), su un terreno appartenuto agli Uberti, cacciati da Firenze dopo la battaglia di Benevento, usando pietre di torri e case della famiglia per realizzare l'imponente edificio trapezoidale, recintata con un alto muro perimetrale e circondata da un fossato. L’edificio fu completato nel 1301. Le condizioni dei detenuti erano variabili, in base alla disponibilità economica degli stessi o alla carità dei privati. Ogni detenuto infatti doveva in qualche modo mantenersi da sé o farsi mantenere. A ricordare questa condizione, che per i meno abbienti significava una pena molto dura, la scritta sopra il piccolo ingresso Oportet misereri (occorre compatire), anche chiamata dal popolo ‘porta della miseria’. Tra i prigionieri vi fu anche Nicolò Machiavelli.  

Il carcere, a partire dal 1304, prende il nome dal Castello delle Stinche, presidio militare nei pressi di Greve in Chianti, di proprietà dei Cavalcanti, ghibellini e nemici della fazione nera al governo di Firenze. Fu preso d'assedio e poi distrutto dai fiorentini dopo una rivolta. Le persone sequestrate furono condotte proprio alle Stinche. Sembra che "Stinche" indicasse le creste attorno al dirupo su cui era collocato il castello. I più sfortunati venivano soccorsi dai Buonomini delle Stinche, congregati di una sotto-compagnia della Compagnia di Santa Maria della Croce al Tempio, che distribuivano le elemosine e amministravano donazioni e lasciti conferiti per vitto e cure dei prigionieri. 

Successivamente, nel 1833, il carcere fu spostato al complesso delle Murate. Le Stinche furono demolite e al loro posto nacquero una sala per spettacoli equestri e, più tardi, un teatro, detto "di Pagliano", dal nome dall’imprenditore farmacista ed ex baritono Girolamo Pagliano che lo fece costruire, oggi appunto Teatro Verdi. Il Tabernacolo delle Stinche, in Via Ghibellina, così come gli altri lungo il percorso chiamato dei Malcontenti, nacque per dare conforto ai condannati a morte che passavano di lì per essere condotti dal carcere alla Torre della Zecca, dove venivano eseguite le esecuzioni. 

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