rotate-mobile
social

L'acqua cheta: le origini della storica commedia fiorentina e del proverbio

Oltre ad essere una delle opere teatrali fiorentine più famose, è anche un vecchio proverbio toscano

Il termine "acqua cheta" è uno dei più conosciuti ed utilizzati nella parlata fiorentina. Oltre a essere uno spettacolo teatrale nato più di cento anni fa, il termine viene utilizzato anche per un vecchio proverbio toscano. L'acqua cheta è una commedia in vernacolo fiorentino, messa in scena per la prima volta il 29 gennaio del 1908. Leggera, di immediato godimento, destinata ad un contesto di pubblico popolare e per questo forse incasellata nella categoria di teatro minore. Nonostante ciò, l'opera è stata rappresentata innumerevoli volte da centinaia di compagnie in tutto il mondo. L’acqua cheta è il capolavoro di Augusto Novelli, con protagonista il grande attore Andra Niccoli, per la prima volta al Teatro Alfieri di Firenze con un successo clamoroso. 

Da quella sera la commedia non ha mai smesso di essere rappresentata e aggiornata, nella prosa e non solo. Nel 1920 Giuseppe Petri la trasforma in un'operetta aggiungendole un adattamento musicale, nel 1933 esce la versione cinematografica diretta da Gero Zambuto. L''opera è un prodotto artistico che racconta Firenze con onestà, ironia e una veracità che la rende senza tempo, ancora moderna per chi vuol ricordare quella fiorentinità e per chi vuole conoscerla. Nel corso degli anni le varie compagnie si sono talmente identificate con lo spirito dell'opera che sono più volte intervenute sul testo con modifiche e aggiunte, nate anche dall’improvvisazione degli attori, arricchendo la commedia ma lasciandola però sempre fedele a se stessa.

Non solo, perché come già scritto, acqua cheta è anche un modo di dire utilizzato frequentemente, che significa: “persona apparentemente calma e ingenua”. In realtà il detto completo è: L’acqua cheta che rovina i ponti. In termine “cheta” significa quieto, tranquillo ma ci si riferisce, con questo proverbio italiano, a qualcuno che nascondendosi dietro a un atteggiamento apparentemente tale, intende esclusivamente perseguire i propri scopi.  Dunque un comportamento losco e malizioso. Lo si dice delle persone che, alla minima sollecitazione, palesano immediatamente quello che vorrebbero nascondere. 

Il modo di dire deriva da una favola di Esopo, dove una volpe si mozzò la coda e le sue amiche volpi ne costruirono una di paglia per sostituirle la coda persa. Ma i contadini che lo vennero a sapere misero dei fuochi vicino ai pollai e la volpe, per paura d'incendiarsi la coda, smise di andare a rubare le galline. Ecco dunque che tale proverbio si distingue per la propria valenza negativa, poiché indica una persona apparentemente ingenua che poi si rivelerà tutt’altro.

La locuzione è presente nel noto proverbio “L’acqua cheta rovina i ponti“: l’acqua “cheta”, silenziosa, defluisce lentamente ma rovinando e corrodendo i ponti, così anche le persone apparentemente chete, ossia tranquille che potrebbero essere molto pericolose.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'acqua cheta: le origini della storica commedia fiorentina e del proverbio

FirenzeToday è in caricamento