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In Toscana 400.000 ungulati. La Regione: "Troppi, ora legge speciale"

L'assessore regionale all'agricoltura, Marco Remaschi: "La legge obiettivo dovrà avere una validità limitata nel tempo, indicativamente tre anni. Rivedremo le cosiddette aree vocate e non vocate e delle aree problematiche"

Sono 400.000 gli ungulati in Toscana, il numero più alto per densità per chilometro quadrato a livello europeo, "inferiore solo ad alcune zone dell'Austria". Con danni considerevoli sia all'agricoltura, l'88% delle devastazioni liquidate alle coltivazioni deriva da loro, che alla sicurezza degli automobilisti per l'irruzione nelle strade di cervi, cinghiali, caprioli e daini. Per questa ragione la giunta Rossi corre ai ripari con una legge speciale. “Per limitare gli effetti- ha spiegato l'assessore regionale all'agricoltura, Marco Remaschi- occorre mettere in atto una serie di iniziative volte a contenere le popolazioni di ungulati selvatici presenti sul territorio, pur mantenendoci all'interno del quadro normativo nazionale. E’ adesso necessario predisporre una legge obiettivo specifica sulla gestione degli ungulati selvatici, che si ponga precise finalità”. 

Dovrà avere una validità limitata nel tempo "indicativamente tre anni" con l'obiettivo "di consentire un raffronto fra la situazione di partenza e quella a fine periodo, per verificare i risultati ottenuti e le criticità emerse ed eventualmente introdurre elementi correttivi in questa legislatura". Conseguentemente, per Remaschi la legge "dovrà prevedere parametri misurabili, quali la densità di ungulati in zone campione o l'incidenza dei danni sempre in zone chiaramente individuate". Per i monitoraggi saranno coinvolti istituti scientifici a livello nazionale, Ispra (ministero dell''Ambiente) e Cirsemaf (centro interuniversitario studi faunistici), per una rilevazione dei dati ed una loro lettura degli che sia assolutamente veritiera ed imparziale". 

Inoltre, "sarà delineato un intervento che vedrà la rivisitazione delle cosiddette aree vocate e non vocate e delle aree problematiche, dove concentrare gli interventi di riduzione delle presenze, che comprendano quanto meno i vigneti, gli oliveti e i seminativi dove si registrano danni". 

Sono tre i fronti principali di intervento, in definitiva, dell'assessorato: una riforma urgente della normativa regionale e dei regolamenti venatori, "fondata sull'attuazione di una efficace politica di contenimento degli ungulati, con una serie di misure da sottoporre ai seguenti passaggi, per condividerle e renderle una sorta di modello a livello nazionale mediante: l'attivazione di un nuovo rapporto con Ispra, improntato sulla massima collaborazione fra istituzioni; la richiesta di discussione dell'argomento in conferenza Stato-Regioni; riunioni apposite con ministero dell''Ambiente e delle Politiche agricole". 

Inoltre, viene prevista una gestione diretta da parte della Regione con la possibilità di attivare il controllo della fauna, secondo la legge regionale 3/94 "anche in assenza del danno conclamato, su richiesta dell'agricoltore nel momento in cui ritenga, date le presenze degli ungulati, che le sue coltivazioni sono a rischio e un'omogeneizzazione del contenimento dei capi in eccesso nelle zone dove è sancito il divieto di caccia". A margine di questo intervento normativo, sarà anche tenuta presente la gestione delle carni di ungulati- per le quali "si rende a questo punto opportuna la creazione di una filiera (con eventuale Dop regionale) per le commercializzazioni di una parte almeno delle carni di selvatici, molto richieste dal mercato, pur riservato una quota ad azioni di beneficenza", conclude Remaschi.
 

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