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Guerra in Ucraina: le bandiere della pace fanno litigare il consiglio comunale

Il presidente Milani: "Simboli sono importanti”. Il vicepresidente Cocollini: "Contro la guerra e contro manifestazioni di questo tipo"

Il Consiglio comunale di Firenze ha apposto, come simbolo, due bandiere della pace davanti alle prime postazioni riservate ai consiglieri. “Firenze ha ospitato i sindaci dei Paesi del Mediterraneo, 50 milioni di cittadini coinvolti rappresentati dai loro primi cittadini. È stata firmata la Carta di Firenze, un documento che pone attenzione su un’area importante, quella del Mediterraneo, a volte sottovalutata. È stato ricordato, nel nome di Giorgio La Pira, anche il convegno che si svolse in passato. Tutti speravano di non veder più guerre in Europa ed invece ci ritroviamo nuovamente ad affrontare una crisi internazionale" ha spiegato il presidente del Consiglio comunale Luca Milani (PD).

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"Ho deciso di esporre le bandiere della pace nel Salone dei Duecento. Sono un simbolo dell’impegno dell’aula contro la guerra che si sta verificando tra Russia e Ucraina – ha aggiunto Milani – e, con l’accordo di tutta l’aula, sono state apposte le due bandiere. A volte anche i simboli sono importanti. Firenze con questo convegno ha dimostrato di essere al centro della promozione della pace”.

Accordo che però non era proprio unanime, a quanto pare. Il vicepresidente dell’assemblea cittadina Emanuele Cocollini (Gruppo Centro) ha infatti manifestato la propria contrarietà: “Sono contro la guerra e voglio precisarlo – ha detto Cocollini – però non sono d’accordo con questo tipo di manifestazioni”.

“Non sono d’accordo con manifestazioni retoriche che celebrano la pace solo a parole. No, la pace – spiega Cocollini – va realizzata nei fatti, imponendo subito la cessazione del fuoco, facendo tacere subito le armi e attivando tutti i canali diplomatici per arrivare ad un accordo tra le parti contendenti. Ed invece la nostra Europa, cosa fa? Da un lato promuove grandi manifestazioni per invocare la pace, e dall’altro lato decide di inviare armi (peraltro ad un Paese che non fa parte né della UE né della NATO) per continuare la guerra. Indifferente alle sorti delle popolazioni civili che rischiano la morte. Non si può alimentare il fuoco di un conflitto e giocare, al contempo, ai pompieri. È a questa ipocrisia che intendo sottrarmi. Se vogliamo davvero essere costruttori di pace, dobbiamo recuperare serietà e senso di responsabilità”.

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