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Toscana, allarme mafie straniere. La Pietra (FdI): "Ministro Lamorgese adotti piano straordinario"

Il senatore ha presentato un'interrogazione urgente sulla criminalità cinese e nigeriana

Non bastassero le mafie autoctone, anche la criminalità straniera sta allungando sempre più i suoi tentacoli in Toscana, come hanno recentemente denunciato il presidente della Fondazione Borsellino Salvatore Calleri e il sostituto procuratore nazionale antimafia Cesare Sirignano. Per questo, il senatore pistoiese di Fratelli d'Italia Patrizio La Pietra ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno Lamorgese, con lo scopo di “comprendere quali interventi urgenti intenda adottare per fronteggiare questa pericolosa deriva”.

“Nonostante il clamore mediatico e la legittima e comprensibile preoccupazione da parte dell'opinione pubblica – spiega La Pietra - noi di Fratelli d'Italia non siamo per niente sorpresi, in quanto da tempo segnaliamo e denunciamo alle istituzioni competenti le più svariate situazioni di illegalità diffuse e reiterate da parte di stranieri sul territorio, in particolar modo nigeriani e cinesi. Il tutto a scapito dei cittadini onesti, del fisco, della sicurezza e della legalità. Auspichiamo dunque - prosegue il senatore - che il ministro adotti al più presto un piano straordinario per il contrasto di questo fenomeno”.

Nella tradizionale conferenza stampa di inizio anno, Calleri e Sirignano avevano evidenziato come proprio le mafie cinesi e nigeriane stessero stringendo la morsa sulle città toscane, in primis su Prato, vera e propria capitale europea della criminalità organizzata cinese, insieme a Parigi. “La Toscana rischia di essere divorata dalla mafia in silenzio” aveva detto Calleri, secondo cui “il triangolo Firenze, Prato e Osmannoro” sarebbe, per la mafia cinese, “quello che Corleone era per la mafia siciliana”.

“In tale contesto – scrive La Pietra nella sua interrogazione al ministro - registriamo la recente dichiarazione del sindaco di Prato, che di fatto ha manifestato perplessità per la qualificazione del fenomeno come “mafioso”, evidentemente disconoscendo i dati che ormai da anni emergono dall'attività svolta e dei risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia, risultati che il ministero semestralmente trasmette al parlamento”.

“In particolare – prosegue l'interrogazione di Fdi - l'attività investigativa della Dia sistematicamente riferisce proprio sulle caratteristiche della criminalità cinese in Italia: un'organizzazione definita come stanziale, che concentra i propri interessi in una serie di reati tra cui il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina finalizzata al lavoro nero, la prostituzione e la tratta di esseri umani, i reati contro la persona, talvolta commessi nell'ambito di azioni intimidatorie, rapine ed estorsioni in danno di connazionali”. Condotte delittuose che la Dia, peraltro, “qualifica quali reati-presupposto per altri delitti, quali il riciclaggio e il reimpiego di capitali tramite la creazione di aziende fittizie” conclude La Pietra.

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