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Ipotesi green pass nei ristoranti, Tni Italia: “Pronti a scendere in piazza“

Fipe incalza: "Accelerare la campagna vaccinale"

"Green pass nei ristoranti? Basta far ricadere di nuovo le incapacità del governo sui ristoratori con misure che riteniamo incostituzionali. Chi dovrebbe controllare la certificazione verde dei nostri clienti? Il nostro personale? A quale titolo? E se il green pass fosse un falso, come ne girano tanti già sul mercato nero che si sta andando così ad alimentare, di chi è la responsabilità? Non ci stiamo a queste condizioni. Siamo contro le discriminazioni. Non ci possono essere cittadini di serie A e serie B e violare le libertà garantite dalla Costituzione. Continuiamo con il piano vaccinale, sensibilizziamo alla vaccinazione, fondamentale per mettere in sicurezza le persone più a rischio, ma al green pass rispondiamo 'tamponi per tutti e gratuiti', rispettando la libertà di scelta e di movimento di tutti i cittadini”, è quanto afferma Raffaele Madeo, portavoce di Tni Italia, associazione che è nata nel marzo 2020 a Firenze, con il nome di Ristoratori Toscana, con l'obiettivo di tutelare le imprese della ristorazione.

”Illusi, noi, di poter tornare finalmente a lavorare. Tra restrizioni, ipotesi di nuove chiusure e green pass, siamo costretti di nuovo a tornare in piazza. I nostri appelli e le nostre proposte sono caduti nel vuoto. Diciamo basta e siamo pronti a manifestare se le misure del governo francese dovessero essere adottate anche in Italia”, conclude Madeo, lanciando l'hastag #nogreenpass.

Anche Fipe-Confcommercio, Federazione italiana dei Pubblici esercizi, si schiera contro l'ipotesi green pass chiedendo di accelerare sui vaccini. La campagna vaccinale va sostenuta, incoraggiata e, possibilmente, velocizzata - chiosa Roberto Calugi - . Questa è la nostra migliore arma per un ritorno alla stabilità delle nostre vite. Quello che tuttavia non è accettabile è che, per raggiungere l’immunità di gregge, si finisca per penalizzare sempre le solite categorie. I Pubblici esercizi hanno pagato più di ogni altro settore nei 16 mesi della pandemia, sia in termini di perdita di fatturati che in termini di posti di lavoro. Andare ancora una volta a pesare sulle nostre attività significa compromettere la ripartenza e allontanare le migliaia di professionisti che stavano tornando pian piano ad avere fiducia e a mettere le loro competenze a disposizione dei locali. Se proprio si vuole percorre questa strada, che il vincolo del vaccino valga per ogni tipo di attività, dal teatro, alla palestra, al supermercato, a ogni altro luogo. Altrimenti è discriminatorio. Se, invece, l’obiettivo è sensibilizzare i giovani sull’importanza delle vaccinazioni, facciamolo insieme. Come Fipe-Confcommercio siamo disposti a collaborare con il governo per una campagna di comunicazione capillare a ogni tavolo e a ogni bancone. Ma basta provvedimenti punitivi sempre contro i soliti settori”.

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