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Tav, la Regione stoppa RFI: "No alle terre di scavo a Santa Barbara"

La delibera è stata assunta a metà aprile. Per l'Ente non ci sono dubbi: il materiale che proverrà dalla talpa per i lavori sui due tunnel "non risulta direttamente utilizzabile"

Tav e terre di scavo. Dopo mesi di attesa è arrivata la ‘sentenza’ della Regione Toscana. “I materiali provenienti da scavo con fresa EPB e da una quota non precisata di quelli derivanti dai lavori della stazione AV, non risulta direttamente utilizzabile”. In pratica la terre di scavo lavorate dalla ‘talpa’ Monna Lisa non potranno essere trasportate nell’ex miniera di Santa Barbara, a Cavriglia. A cosa si riferisce la delibera di metà aprile (D.R.316 del 23/04712) emanata dalla Regione? A tutto lo smarino prodotto per la realizzazione dei due tunnel che attraverseranno il sottosuolo di Firenze. Due ‘tubi’ paralleli, destinati ai treni velocissimi, a cui occorre far posto togliendo dall’entroterra fiorentino circa 1,3 milioni di metri cubi di terra. Terra, che secondo il piano generale dei lavori, sarebbe dovuta finire a Cavriglia, nell’aretino, per contribuire alla concretizzazione di un progetto di recupero, firmato dall’Enel, dell’ex cava di lignite.

Tutto da rifare, la Regione ha dato ragione alle istanze portate avanti da anni sia dai comitati, come l’associazione Idra o i No Tunnel Tav nodo di Firenze, che da quella parte politica da sempre contro la gigantesca infrastruttura: quelle terre, così lavorate dalla fresa EPB, sono rifiuti. E se lo smarino viene classificato sotto la dicitura rifiuti speciali, significa che l’originale composizione della terra è ‘contaminata’ durante la sua lavorazione. Ed in questo caso la norma, legge 152/06 negli articoli 184, 185, 186, parla di un’unica soluzione per lo sversamento dei materiali: le discariche. Niente riempimenti, rimodellazioni, o reinterri. Il progetto quindi, e la tabella dei lavori, dovranno subire una decisa sterzata. “Anche la Regione Toscana – hanno annunciato questa mattina i Consiglieri comunali Tommaso Grassi e Ornella De Zordo – ammette ufficialmente che le terre e rocce di scavo derivanti dalla talpa per la realizzazione del sottoattraversamento del nodo fiorentino dell’Alta Velocità non potranno essere collocate nella cava di Santa Barbara, come invece deciso da RFI” .

Ma la Regione con quest’atto non solo ha cassato il progetto Santa Barbara, ma ha invitato RFI all’individuazione di siti alternativi in ottemperanza alla delibera assunta: “Il Proponente – afferma la Regione – individui le modalità per l’eventuale recupero e utilizzo della frazione di materiali provenienti da scavo con fresa EPB, nonché la provenienza, le caratteristiche e le modalità di trasporto del materiale da fonti di approvvigionamento alternative eventualmente individuate, al fine della completa realizzazione del progetto AV del 29.7.2009”. “A pochissimi giorni di distanza – affermano ancora Grassi e De Zordo – da quando sarebbe dovuto partire lo scavo con la talpa, si scopre questa importante novità che conferma quanto noi Consiglieri, il comitato e i tecnici di riferimento hanno ripetutamente sostenuto negli ultimi mesi. Con questo atto abbiamo la conferma che l’opera dell’Alta Velocità, oltre che inutile, dannosa, pericolosa, avrà un aumento non quantificabile nella durata dei lavori e nell’aumento dei costi già eccessivamente elevati. Confermiamo per l’ennesima volta la nostra più netta e convinta opposizione a questa opera”.

A fine marzo, infatti, l’ingegnere Bocchimuzzo, responsabile per Rfi dei lavori sul nodo fiorentino, aveva dichiarato che entro metà maggio sarebbero partiti gli scavi per i due tunnel. Con una precisazione: “Noi portiamo via tutto ciò che troviamo”. E se saranno classificati rifiuti verso una o più discariche, “possibilmente il più vicino possibile al cantiere”. Quello in partica che in parte stanno già facendo oggi. Dai documenti ufficiali di RFI, infatti, circa 190mila metri cubi dal cantiere della Stazione Foster di terra estratta sono finiti all’interno di una serie di impianti ad hoc, situati a Roma, Piacenza, Piombino, Brescia, Prato e Barberino.

“Se poi dovesse essere firmato il Decreto ex Prestigiacomo – concludono De Zordo e Grassi – che trasforma magicamente in semplici terre quelli che ad oggi sono classificati come rifiuti speciali, ci chiediamo come gli abitanti e il sindaco di Cavriglia possano accettare che nel loro territorio si faccia ‘recupero ambientale’ con più di 2 milioni di metri cubi di rifiuti  risanati da un pezzo di carta”.
 

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