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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Province: la Regione non decide. Tutta la partita in mano al Governo

Passa la risoluzione del Pd che rimanda al Governo il documento approvato dal Cal con le due ipotesi di riordino. Bocciata la mozione Pdl che ricalcava la proposta dell'Upi

Alla fine ha vinto Ponzio Pilato. Nulla di fatto, tutto rinviato. Sul riordino delle province dalla Regione Toscana non è arrivato quell’atto di indirizzo unico tanto atteso. L’assemblea ha fatto proprio, votandolo a maggioranza, il documento prodotto dal Cal (Consiglio per le autonomie locali). La maggioranza in sostanza se ne è ‘lavate le mani’ lasciando al governo l’onere e l’onore di decidere come sarà strutturata la Toscana che verrà. All’esecutivo così sarà trasmesso il parere partorito dal Cal, un atto che al suo interno contiene due ipotesi di razionalizzazione amministrativa.

La prima opzione, quella del quattro più uno, prevede l'istituzione della Città metropolitana di Firenze e di quattro province: Arezzo (se il Governo accetterà come valido il parametro della popolazione residente e non quella in base al censimento), Prato-Pistoia (in deroga alla legge nazionale), Siena-Grosseto e un'area vasta della costa che comprenda Pisa-Livorno-Massa-Lucca. Il secondo disegno geografico-amministrativo, sponsorizzato dell'Unione delle province (Upi), prevede invece la Città metropolitana più cinque province, e differisce dal primo solo per quanto riguarda la ripartizione della costa che verrebbe suddivisa in due realtà: Pisa-Livorno e Massa-Lucca.

VOTO – Assemblea fiume, a tratti accesa. In particolar modo in casa Pd. Tanto che la discussione sulle province, al primo punto dell’ordine del giorno dei lavori, è slittata nel pomeriggio. Perché? Questioni di maggioranza. È stato infatti il capogruppo dei democratici Vittorio Bugli a chiedere di poter spostare la discussione in modo da redigere una risoluzione condivisa. Un atto per mettere d’accordo tutti i consiglieri democratici. E così per presentarsi al voto senza incappare in brutti scherzi il Pd ha deciso di traslare la discussione da Firenze a Roma, nelle stanze del ministro per la Pubblica Amministrazione, Patroni Griffi. Nessuna scelta di campo quindi, un po’ per campanilismo territoriale, un po’ per cercare di uscire da una giornata complicata senza forzare sulle diverse sensibilità interne. Così dopo ore di discussione, l’aula è approdata al voto. Respinta la risoluzione del Pdl che sposava la proposta dell’Upi, approvata quella del Pd a firma Bugli: 25 i favorevoli, 22 i contrari, 2 astenuti, con i senesi del Pd che non hanno partecipato al voto (dato politico non casuale). Con l’Idv a braccetto del Pd.

Il Cal non decide, il consiglio regionale non decide; deciderà il governo. Come? Molto probabilmente ricalcando la proposta contenuta all’interno del decreto sulla spending review. Ovvero da dieci a quattro province: Firenze (città metropolitana); Arezzo – Siena – Grosseto; Pisa – Livorno; Lucca – Massa Carrara – Pisa – Prato. Anche perché il ministro questa mattina sulle pagine del Corriere della Sera è stato più che esplicito: per ora non è previsto che il governo si pieghi a nessuna deroga. Nel caso toscano, un nulla di fatto per quel che riguarda la provincia tra Prato e Pistoia e neppure lo status solitario di Arezzo. Se infatti il governo procederà nella linea indicata nel decreto farà riferimento ai numeri dell’ultimo censimento. In quelle tabelle Arezzo per una manciata di residenti  (circa 5mila) non rientrerebbe nella soglia minima per l’autodeterminazione della provincia che l’esecutivo ha fissato al di sopra delle 350mila unità.

ROSSI – Alla discussione ha partecipato anche il presidente della Regione, Enrico Rossi. Il governatore prima ha espresso tutto il suo rammarico per le polemiche suscitate dalla sua proposta che mirava alla determinazione di tre aree vaste (in estrema sintesi, Firenze, Siena e Pisa): “La mia proposta – ha sottolineato Rossi in aula – a tre città riferimento per la Toscana fin dal 1200. Non ho mai parlato dei capoluoghi ma ho sempre sostenuto che il mio pensiero fosse all’interno di una linea di coerenza storica. Anche perché il nodo vero, al di là delle polemiche, riguarda la questione dei servizi”. Poi Rossi ha esaminato la situazione reale partendo dal documento voto espresso a maggioranza per approdare alle regole del gioco imposte dal governo: “Mi pare una scelta saggia” adottare il documento prodotto dal Cal, anche perché “il rischio vero è quello di giocare una partita in cui il pallone è calciato da altri”. “Entrambe le proposte – ha sottolineato Rossi – hanno valore ma metto in guardia sul fatto che ad ora il ministro Patroni Griffi in Toscana ha previsto quattro province, inclusa in queste anche la Città metropolitana. Se il ministro non accettasse poi la deroga, come sembra aver già detto, potrebbe non passare al vaglio” nessuna delle due ipotesi.Tradotto, il governo potrebbe tranquillamente procedere per contro proprio. Un’ipotesi che la filosofia di Pilato fa sempre più probabile.
 

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