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"O tutte o nessuna"? Barducci contro Renzi sulle Province

L'attuale titolare di Medici Riccardi cita una frase del sindaco di Firenze che da presidente della provincia di Firenze si batteva per la città metropolitana ed "oggi pontifica sui nuovi dogmi della semplificazione istituzionale"

Il dibattito sulle province sta entrando nel vivo. Le correzioni fatte da Tremonti alla manovra hanno ridato fiato ad un classico discorso da sotto l’ombrellone. Improvvisamente la politica e le istituzioni si sono ritrovate a discutere su una piattaforma legislativa concreta, che nelle prossime settimane potrebbe diventare realtà. Per la prima volta è stato posto un parametro quantitativo: sotto i 300 mila abitanti, gli enti potrebbero essere tagliati. Il condizionale è d’obbligo, il disegno di legge deve ancora essere discusso in Parlamento e durante l’iter legislativo qualcosa potrebbe essere modificato, corretto o definitivamente abbattuto. C’è poi la questione dell’estensione: se la provincia governa un territorio che si espande sopra i 3 mila chilometri quadrati, anche senza il requisito delle teste, dovrebbe ugualmente salvarsi. E’ l’unica ancora di salvataggio a cui Siena e Grosseto si stanno aggrappando. Da Roma a breve arriveranno le conferme.

Nell’attesa si è già surriscaldato il dibattito politico locale; le parole stanno affettando la scena politica trasversalmente, ed è chiaro che sia così. Polemiche orizzontali e verticali, tra ex amici e nuovi nemici, tra partiti ed all’interno delle coalizioni. L’ultimo sasso nello stagno è stato lanciato dal presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci. Più che un sasso, un bel mattone peso. Tutto è nato dalle parole del sindaco di Firenze. Il Renzi pensiero è facile quanto drastico: “il vero risparmio è abolirle tutte. Perché così puoi saltare un gradino istituzionale e amministrativo, semplificando: solo Comuni-Regioni-Stato. Invece tagliarne alcune e basta significa creare il caos (sai quanto ci metteranno a fare le fusioni? quanti soldi butteranno?). E' una manovra solo di immagine. Abolite sì, ma solo alcune. Come diceva Flaiano? E' incinta, sì, ma solo un po'...”. In un’intervista alla Stampa di questa mattina Renzi ha rincarato la dose: “o le aboliamo tutte o non ha senso cancellarne una qui e una lì. Il governo aveva la possibilità di riscrivere la storia dei rapporti tra istituzioni in questo Paese: ha scelto di riscriverne la geografia”.

Dopo qualche giorno di silenzio, Andrea Barducci (che non è sicuramente il miglior amico del titolare di Palazzo Vecchio), si è preso la briga di rispondere al sindaco di Firenze, facendo proprie le parole che lo stesso Renzi utilizzò quando era al vertice della Provincia di Firenze. “Per non alimentare ancora un dibattito a volte stantio e ripetitivo mi astengo da ogni nuovo commento e mi limito a ripetere ciò che il mio predecessore Matteo Renzi affermò nel luglio del 2008 per ribattere alle contestazioni dell’allora presidente della Provincia di Prato, Logli”. Così la nota prosegue con un virgolettato appartenuto a Renzi quando era d’ufficio in palazzo Medici Riccardi: Non capisco la reazione del mio collega. La Città Metropolitana deve essere fatta e fatta bene - disse all’epoca l’attuale sindaco di Firenze, replicando al presidente della Provincia di Prato - Se contenesse Londa, San Godenzo, Firenzuola, Montaione e lasciasse fuori Prato, sarebbe un’occasione sprecata. La mia proposta è quella di mettere insieme Firenze e Prato, per creare un organismo nuovo e importante, che abbia la pretesa e l’ambizione di parlare non solo al resto della Toscana, ma direi al resto del mondo. La Città Metropolitana deve avere i poteri della Provincia e alcune competenza che oggi sono della Regione. Quindi non vedo perché Prato debba essere tagliata fuori da un disegno istituzionale così entusiasmante e avvincente”.  

Quindi le conclusioni di Barducci, che ricorda molto quei politici che portano con sé i ritagli di vecchi giornali da tirar fuori nei momenti dello scontro più aspro: “oggi prendo atto sia delle diverse posizioni di Renzi che pontifica sui nuovi dogmi della semplificazione istituzionale, che delle rivendicazioni ‘separatiste’ di Gestri rispetto alla Provincia unica. A Renzi dico che dovrebbe tenere in maggiore considerazione i suoi interlocutori. A Gestri faccio notare solo un piccolo particolare: per sposare Prato con Pistoia bisognerebbe che i pistoiesi fossero d’accordo. Non mi pare che, ad oggi, Pistoia sia intenzionata a rinunciare a tutte le potenzialità che deriverebbero dalla Provincia unica con Firenze per diventare un’appendice di Prato”. Destro, sinistro, fine primo round. 

 

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