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Foibe, il discusso spettacolo di Simone Cristicchi entra nelle scuole fiorentine

L’opposizione insorge e parla di revisionismo storico. Lo scopo della destra sarebbe fomentare “il nazionalismo e al contempo cercare di mettere in secondo piano la Resistenza e la Liberazione dal nazifascismo”

Il discusso spettacolo sulle foibe di Simone Cristicchi entra nelle scuole fiorentine. Ieri il Consiglio comunale ha stabilito, approvando la mozione di Francesco Torselli (Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale), che “Magazzino 18” venga inserito nel progetto “Le chiavi della città” e quindi possa essere portato nelle scuole cittadine.

“La Commissione Pace – spiega Torselli - aveva bocciato la mozione perché "Magazzino 18" racconta la storia delle foibe letta soltanto dalla parte degli italiani (e come la dovremmo leggere? dalla parte degli assassini titini?). La Commissione Cultura, evidentemente meno ideologizzata, grazie anche all'intervento dell'assessore Giachi, aveva poi rovesciato quel voto e approvato la mozione”.

Già il sindaco Renzi, ora premier, aveva invitato Cristicchi a portare il suo spettacolo a Firenze. Questo dopo una dura contestazione in un teatro di Scandicci ad opera di un gruppo di esponenti dell’area antagonista che accusavano il cantante di revisionismo. Revisionismo di cui parla anche l’opposizione di Palazzo Vecchio.

“La decisione del PD di condividere la mozione di Fratelli d'Italia – spiegano Ornella De Zordo e Tommaso Grassi - e far quindi approvare in Consiglio comunale la proposta di promuovere in città l'organizzazione dello spettacolo teatrale di Simone Cristicchi intitolato “Magazzino 18” coinvolgendo le scuole fiorentine e inserendolo nei percorsi formativi per l`anno scolastico 2014-2015 significa di fatto assecondare la destra nel suo ormai costante e un po’ becero tentativo di revisionismo storico”.

Secondo i due consiglieri il tentativo della destra sarebbe quello di “creare, anche a dispetto della verità storica, una comune radice dell’italianità nel conflitto contro lo ‘slavo comunista’, fomentando il nazionalismo e al contempo cercare di mettere in secondo piano la Resistenza e la Liberazione dal nazifascismo come vera base della Repubblica italiana. Evidentemente chi ogni anno va a celebrare le camice nere di Salò e i cecchini che dai tetti di Firenze sparavano su chiunque si trovasse per strada, non si può certo riconoscere nella Resistenza. Meglio inventarsi uno scenario più adatto alla bisogna”.

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