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Ataf, la polemica si riaccende a Genova e i Cobas annunciano lo sciopero

Nelle giornate del blocco genovese dagli autisti Atm è arrivata anche la contestazione al segretario in pectore del Pd. Il sindaco così ha contrattaccato: "In Ataf abbiamo prevenuto prima di curare"

Autobus, trasporto pubblico e due città, Firenze e Genova. Da una parte la privatizzazione dell’Ataf, guidata oggi da Fs e dalla politica aziendale del proprio amministratore delegato, Mauro Moretti. Dall’altra le quattro giornate genovesi, il blocco totale dei bus Atm, la paralisi di un’intera città. E per quel che riguarda lavoratori e sindacati, due battaglie diverse. Nove scioperi, manifestazioni, drappelli di autisti sotto Palazzo Vecchio, non hanno fermato il progetto privatizzazione del servizio ‘firmato’ da Matteo Renzi.

Sulla questione specifica – che dal 9 dicembre non sarà più troppo specifica, visto il ruolo e i quintali di sinistra che passano da queste logiche – il sindaco non ha mai abbandonato un suo vecchio convincimento: “È più di sinistra mantenere un carrozzone come Ataf o fermare l’emorragia nelle casse comunali e con i denari salvati aprire nuovi asili nido?” Come dire, i buchi nei bilanci delle aziende che operano sul trasporto pubblico non sono e non possono essere valori di sinistra. Meglio potare, prima che il ramo secchi l’albero (caso Ataf), per innestare altrove il ‘buono’.

Sui buchi neri, nulla di nuovo sotto il sole. È sulla cura che nascono i problemi a sinistra. Non è un caso che, come ha scritto Stefano Menichini su Europa, “per molti motivi la grana di Genova sia già virtualmente” di Renzi “segretario in pectore” del Pd e “aspirante problem solver per tutte le Genova d’Italia. Del resto il tour finale di Renzi per le primarie doveva partire da quella città, e proprio per la situazione di tensione l’appuntamento è stato annullato: quale avviso più esplicito?”. Non è un caso che venduta l’Ataf, e prossimo alla segreteria, sia stato uno dei bersagli preferiti della contestazione dei lavoratori genovesi: “Renzi assente ingiustificato, come puoi gestire lo Stato”; “Renzi nemico dei lavoratori”.

Gli striscioni al veleno di Genova, la levata di scudi del sindaco: “A Firenze non è successo niente di simile. Voglio dire ai fiorentini che il lavoro che abbiamo fatto quasi due anni fa sull’Ataf, è stato talmente serio che abbiamo evitato che accadessero le stesse scene che sono successe a Genova”. E ancora: “Abbiamo prevenuto prima di curare”.

COBAS – Privatizzazione da manuale, dice Renzi. Un racconto che tuttavia non è piaciuto a tutti. A cominciare dai Cobas dell’Ataf che a braccetto del ‘Comitato contro la privatizzazione di Ataf’, perUnaltracittà e Spazi Liberati sono andati all’attacco annunciando un nuovo sciopero:

“La privatizzazione di Ataf a Firenze è stata così “seria” che le Rsu dell’azienda il 5 dicembre prossimo hanno indetto uno sciopero, il decimo dal 2011, per difendere l’azienda ed evitare il suo spacchettamento in tre. Le dichiarazioni di Renzi a proposito della mobilitazione dei lavoratori di Atm di Genova e il paragone con la privatizzazione di Ataf è il solito miscuglio di vanagloria e aria fritta. Altro che serietà. Renzi nasconde volutamente che una forte mobilitazione contro la svendita di Ataf e del trasporto pubblico locale è avvenuta anche a Firenze. Nonostante questo il sindaco ha forzato i tempi di un’operazione che ha peggiorato il servizio per gli utenti e le condizioni dei lavoratori. Oggi, nel ruolo di “mentalist”, rimuove d’un sol colpo i nove scioperi dei lavoratori Ataf tra il 2011 e il 2012. Si rivolge ad un’altra platea, quella nazionale, digiuna delle sue chiacchiere dietro le quali cela la pratica di politiche di destra, liberiste, irrispettose della democrazia e dei diritti. Renzi oggi strumentalizza la lotta di Genova, mente sapendo di mentire e confonde ulteriormente il quadro politico proponendosi di volta in volta come oppositore delle privatizzazioni se si tratta di contraddire il governo Letta, e invece come sponsor delle privatizzazioni nel settore dei servizi essenziali. Il rischio è che gli italiani, in cerca dell'ennesimo uomo della provvidenza, non si accorgano in tempo dell'inconsistenza delle sue parole e della pericolosità delle sue proposte”.

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