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Conte, gli 007, Trump e Renzi: cos'è il "Russiagate" che agita le istituzioni

Le carte sulle Presidenziali americane e il ruolo di Palazzo Chigi: quali sono gli incroci che scatenano la zuffa politica

Si chiama "Russiagate" l'affaire che riemerge e mette in imbarazzo l'ex premier e leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte. E' l’inchiesta sulle presunte ingerenze della Russia nelle Presidenziali Usa del 2016, vinte da Donald Trump contro Hillary Clinton. Secondo il "Ticoon" ex Presidente Usa a interferire sulle elezioni statunitensi ci sarebbe stato lo zampino dell’Fbi, ma anche dell’Italia, quando a Palazzo Chigi c'era Matteo Renzi.

Uno scoop del quotidiano La Repubblica ha pubblicato alcuni documenti che evidenzierebbero alcune significative omissioni della ricostruzione di quella vicenda da parte di Conte. In particolare si parla di un incontro fra il segretario alla Giustizia Usa Bill Barr e il direttore del Dis (007 italiani), Gennaro Vecchione. Dalle carte emergerebbe che l’allora premier Conte si fosse unito con loro a cena in un ristorante nel centro di Roma. Un dettaglio omesso da Conte davanti al Comitato di sicurezza parlamentare.

Conte, in un post su Facebook ha risposto di non aver mai incontrato personalmente Bill Barr nel corso delle sue visite in Italia. E la cena successiva "è circostanza di cui non ero specificamente a conoscenza", confermando di "avere riferito, a suo tempo, correttamente e doverosamente, tutte le informazioni in mio possesso riguardanti questa vicenda al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica". Sottolineando anche che "improprio sarebbe stato incontrare i rappresentanti degli Stati Uniti mettendo a disposizione i nostri archivi o consentendo loro di acquisire in modo indiscriminato informazioni".

"Collegare la richiesta di informazioni di Barr alla vicenda della formazione del Governo Conte II - ha aggiunto Conte - è una illazione in malafede, visto che la richiesta di Barr risale al giugno 2019, mentre la crisi del Governo Conte I risale all’8 agosto 2019". E "anche il famoso tweet (quello di 'Giuseppi') del presidente Trump, del 27 agosto 2019, che espresse apprezzamento per il mio operato come premier , non ha alcun collegamento con questa vicenda, considerato che la richiesta di Barr risale al giugno precedente e che questa richiesta e i suoi contenuti non sono mai stato oggetto di scambi o confronti tra me e l’allora presidente Trump".

Dal canto suo Renzi ha replicato e attaccato Conte: "Guarda Giuseppe che io non ho dei sospetti su di te. Ho delle certezze. Sulla vicenda Trump-gate non ti sei comportato bene. Un presidente del Consiglio non si comporta così con un paese straniero, soprattutto quando si tratta di andare a indagare sul comportamento dei propri predecessori. Non è così che si fa, è un modo scorretto istituzionalmente".

Ha aggiunto Renzi: "La seconda certezza, non un sospetto: tu hai molte cose di cui non stai parlando. Sono tutte quelle che hanno a che vedere con l'arrivo dei soldati russi all'inizio della pandemia, con l'acquisto di mascherine a prezzi di un certo tipo, con l'acquisto di ventilatori cinesi malfunzionanti? Da mesi chiediamo una commissione d'inchiesta su questo e M5s che un tempo raccontava il valore della trasparenza, continua a negare agli italiani il diritto di sapere cosa è successo in quei mesi".

Renzi, in un'intervista odierna al quotidiano La Stampa, definisce Conte "incompetente e incapace di conoscere le regole del gioco". "Conte rilancia e attacca me", aggiunge Renzi, "in quelle ore era impegnato a salvare la poltrona" e "sulla visita di Barr deve rispondere Conte e non io". "Ci sono due Russiagate - spiega Renzi - primo riguarda la barzelletta per cui io e Obama avremmo fatto una truffa elettorale ai danni di Trump... ". "In quella missione - conclude - c'era qualcosa di strano e Conte dovrebbe chiarire perché ha accettato quell'accordo con Putin".

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