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Riordino delle Province: nulla di fatto, deciderà il Consiglio regionale

Il Consiglio delle autonomie toscane incaricato di portare avanti un'ipotesi per il riordino non è riuscito ad accordarsi su un'unica proposta per riordinare le Province toscane

Si chiama Conferenza per le autonomie locali e avrebbe dovuto presentare in Consiglio regionale una proposta per il riordino delle province della Toscana. Avrebbe, non lo ha fatto. Ieri nell’ultima riunione utile non c’è stato lo spazio per una sintesi comune così, per evitare spaccature interne e campanilismi marcati, i membri del Cal hanno scelto di inviare al Consiglio due documenti distinti. Sarà poi la Regione, è stato spiegato alla fine della lunga riunione, a presentare una sua proposta in materia al Governo. In pratica, detta brutalmente, è stato deciso di non decidere e di rimandare ad altri la scelta.

PRIMA IPOTESI – Il primo documento, redatto dal presidente del Cal e sindaco di Pisa Marco Filippeschi, prevede l’istituzione della Città metropolitana di Firenze e di quattro province: Arezzo (se il Governo accetterà come valido il parametro della popolazione residente e non quella in base al censimento), Prato-Pistoia (in deroga alla legge nazionale), Siena-Grosseto, e un’area vasta della costa che comprenda Pisa-Livorno-Massa-Lucca.

SECONDA IPOTESI – Il secondo documento, dell’Unione delle province (Upi), prevede invece la Città metropolitana più 5 province, e differisce dal primo solo per quanto riguarda la ripartizione della costa che verrebbe suddivisa in due realtà: Pisa-Livorno e Massa-Lucca.

La decisione di presentare due documenti è stata approvata all’unanimità dal Cal ma i rappresentanti di Siena non hanno partecipato al voto in quanto “non sono state accolte le istanze del territorio senese”. Proprio ieri 35 sindaci del territorio senese avevano presentato un appello per il mantenimento della provincia di Siena. Il presidente della Provincia Simone Bezzini ha chiesto e ottenuto che ai due documenti sia allegata una raccomandazione in cui si chiede che “qualora il Governo apra una riflessione sulle province di grandi estensioni territoriali, venga riconsiderata la situazione di Siena e Grosseto” che conta oltre 8300 km quadrati di superficie.

Adesso la palla (infuocata?) passa al Consiglio regionale, che dovrà cercare una sintesi delle due posizioni all’interno durante la discussione nel parlamento regionale. Compito non facile ma necessario. Se anche in Regione si dovessero ripresentare le stesse frizioni che hanno segnato il percorso del Cal, se cioè non si dovesse arrivare ad un voto definitivo, a quel punto, come previsto dalla normativa, sarà l’intervento del governo a mettere tutti d’accordo.

 

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