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Tav, Lorenzetti e le raccomandazioni universitarie: Renzi contro i docenti perugini

"Spero che qualcuno vi licenzi. Perché che si arrivi a raccomandare persino per passare un esame all'università mi fa vergognare della classe politica italiana. E anche della classe docente italiana"

Ex presidente della Regione Umbria, al vertice di Italferr (ora ex anche qui, così come quel che riguarda il suo rapporto con il Pd), Maria Rita Lorenzetti, agli arresti domiciliari per associazione a delinquere e corruzione, travolta dallo scandalo scoppiato dentro i cantieri Tav di Campo di Marte, alzò il telefono per raccomandare “uno studente di odontoiatria dell’Università di Perugia che "aveva bisogno" di superare l’esame di patologia generale. Grazie alle sue premure, si mosse anche il rettore. Lo studente ottenne un inatteso 30”. Così Repubblica Firenze che, nei giorni scorsi, spulciando le intercettazioni della ‘squadra’ Lorenzetti,  ha dato conto anche di questa storia.

Vicenda che ha fatto il giro d’Italia e su cui ieri, nella sua e-news, ha detto la sua anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi (che a vederla bene è anche candidato alla segreteria di quel partito che ha accompagnato la vita politica della Lorenzetti, il Pd appunto). Durissime le parole del sindaco. Prima le premesse, il caso Tav aperto dalla procura fiorentina: “Sulle vicende giudiziarie conviene come noto aspettare le sentenze. Sempre. Non si sa mai. E poi è più giusto così. Dunque non sentirete come d'abitudine mezza parola mia sulle inchieste circa le grandi opere ferroviarie che sono partite in queste ore da Firenze”.

Poi l’affondo deciso:

“Le intercettazioni però hanno riportato una notizia, forse nemmeno penalmente rilevante, che mi fa uscire di senno dalla rabbia. Pare che ci siano alcune telefonate in cui una politica indagata chiamerebbe una professoressa per chiedere una particolare forma d’attenzione per un esame nei confronti di uno studente suo amico. La professoressa fa alcune telefonate o sostiene di averle fatte, ad altri professori. Lo studente, spero per caso, prende trenta. La professoressa chiama la politica e le comunica personalmente la notizia. Condita con una frase: “Grandi. E chi c’ammazza a noi?” Ammazzare spero proprio nessuno, sia chiaro. Ma spero che qualcuno vi licenzi. Perché che si arrivi a raccomandare persino per passare un esame all'università mi fa vergognare della classe politica italiana. E, se nessuno prenderà provvedimenti, anche della classe docente italiana. Se esiste un minimo di giustizia, si apra un’indagine disciplinare su quella professoressa e i suoi colleghi. E se davvero si sono passate informazioni sull’esame di un singolo studente, beh, semplicemente spero che chi lo ha fatto sia espulso dall’università pubblica di questo Paese. Troppo duro? Può darsi. Ma se consenti ai politici di mettere il naso negli esami universitari, stai dicendo che il merito in Italia non conta nulla. Che l’uguaglianza non esisterà mai. E che giurare sulla Costituzione di comportarsi con onore è poco più di una pagliacciata. No, non esagero. Se davvero questa notizia sarà provata io spero che chi ha sbagliato paghi. Senza sconto, sia chiaro: su questo settore non possiamo più permetterci i saldi di fine stagione”.

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